Da sinistra: il presidente croato, Zoran Milanović; il presidente italiano, Sergio Mattarella; ila presidente slovena, Nataša Pirc Musar; il presidente austriaco, Alexander van der Bellen; e il presidente ungherese, Tamás Sulyok. Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Da sinistra: il presidente croato, Zoran Milanović; il presidente italiano, Sergio Mattarella; ila presidente slovena, Nataša Pirc Musar; il presidente austriaco, Alexander van der Bellen; e il presidente ungherese, Tamás Sulyok. Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria

Dalla cerimonia per abbattere l’ultima barriera fra le due Gorizie, fino alla capitale europea della cultura che sarà inaugurata l’anno prossimo in quello stesso lembo di territorio: è questa la descrizione plastica del percorso europeo della Slovenia fatta da Pirc Musar, poi ribadita nel suo intervento dal presidente italiano, Sergio Mattarella, che insieme ai capi di Stato di Austria, Croazia e Ungheria si è unito alle celebrazioni per ricordare il primo maggio di 20 anni fa, per poi proseguire l’integrazione completa nel giro di 3 anni con l’accesso all’area Schengen e alla moneta unica, un successo ricordato proprio da Mattarella. Nel suo intervento Pirc Musar ha parlato delle minoranze slovene presenti nei paesi vicini che rappresentano un punto di contatto, un ponte fra i paesi, ricordando appunto il progetto di GO!2025. Ma ha parlato anche di un’Europa fatta di solidarietà, come quella testimoniata dagli aiuti durante le alluvioni dell’estate scorsa, di democrazia come valore fondante che deve aiutare ad abbattere le barriere e a costruire momenti di unione. Che passano, secondo Pirc Musar, attraverso la convivenza pacifica, i confini aperti e l’allargamento dell’Unione europea ai Balcani occidentali. Dello stesso parere anche il presidente Mattarella, che ha posto l’accento sui valori europei condivisi, che devono andare oltre la mera collaborazione economica. Per poi parlare di un appuntamento con la storia che non può essere rimandato, in riferimento al completamento del progetto europeo tramite un allargamento organico a tutti i paesi sulla soglia di ingresso e, soprattutto, attraverso le necessarie riforme in ambito economico, finanziario e di difesa. Motivo per cui, ha concluso l’inquilino del Quirinale, l’appuntamento delle elezioni europee il prossimo giugno rappresenta un esercizio di democrazia senza uguali, che non deve essere snobbato. Anche per evitare che poi la storia presenti il conto di scelte sbagliate o troppo a lungo rinviate.

Valerio Fabbri

Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
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