Foto: dostopno
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Un ventennale che rappresenta un traguardo da celebrare con i massimi onori, ma che allo stesso tempo divide la coalizione di governo. Si presenta così la giornata odierna dedicata al ricordo della solenne cerimonia con la quale, il 29 marzo del 2004, la Slovenia depositò a Washington i documenti di ratifica del Trattato del nord Atlantico. Un ingresso allora condiviso con altri sei paesi dell'ex blocco sovietico, ma che oggi non sembra essere condiviso da tutta la maggioranza di governo. Il partito Levica (Sinistra), infatti, ha organizzato per oggi pomeriggio a Lubiana una marcia pacifista contro la Nato. Mentre a Brdo si alterneranno ministri e rappresentanti militari, anche dei paesi amici - annunciata tra gli altri la partecipazione del comandante supremo delle forze alleate in Europa, Christopher Cavòli, e del capo di Stato Maggiore italiano, Giuseppe Cavo Dragone - in attesa del discorso solenne della presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, in programma alle 18. Levica (Sinistra) ha detto di non voler festeggiare due decenni di cooperazione slovena in spesa per armamenti che alimentano conflitti e distruggono paesi. Fondi che, secondo il terzo partito di governo, dovrebbero essere investiti in asili nido, ospedali, o nella cooperazione allo sviluppo. Nella polemica tutta politica, però, non mancano voci critiche più argomentate. Come quella dell'ex capo di Stato Maggiore delle forze armate slovene, Alojz Šteiner, che in un'intervista ha sottolineato il vero nodo della questione, ovvero la riduzione della spesa militare nel corso degli anni. Dopo i primi anni nell'Alleanza come paese modello, secondo Šteiner nell'opinione pubblica slovena ha iniziato a prevalere la convinzione che non ci sia bisogno di una struttura di difesa. Posizione che è entrata anche nel discorso politico e che ha contribuito ad arrivare alla situazione odierna, nella quale l'obiettivo di spesa del 2%, un obbligo per i paesi Nato, è lungi dall'essere raggiunto.

Valerio Fabbri