Foto: Reuters
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La ricostruzione procede, ma lentamente, e paesi come Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto e Arquata del Tronto stanno cercando di resistere in attesa della rinascita dei piccoli centri colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016.
Esattamente due anni fa, in piena notte, un terremoto di magnitudo 6.0 aveva colpito la zona tra Lazio, Marche e Umbria: una scossa lunghissima, 142 secondi, che ha letteralmente raso al suolo interi paesi. La scossa principale venne poi seguita da un interminabile sciame sismico, anche con movimenti molto forti, e il bilancio fu pesantissimo: 299 morti e 4mila sfollati, interi borghi dell'Appennino ridotti a macerie.
Un altro terremoto, nell'ottobre dello stesso anno, provocherà poi nuovi danni ma per fortuna senza vittime.
Mesi che hanno messo in ginocchio l'area fra Lazio, Marche e Abruzzo, che ora cerca faticosamente di riprendersi: le abitazioni provvisorie sono state realizzate, i lavori di ricostruzione sono cominciati, ma i centri storici rimangono abbandonati e distrutti. Della stessa Amatrice, il centro diventato il simbolo della devastazione del sisma, rimane ben poco, e alcuni centri sono ancora un mucchio di macerie abbandonate.
Proprio ad Amatrice è stata organizzata una veglia, presente anche il Vicepremier Di Maio, con una fiaccolata che ha raggiunto i resti della chiesa di Sant'Agostino, dove sono stati letti i nomi delle 239 vittime del terremoto, e suonati altrettanti rintocchi di campana.
A Pescara del Tronto, frazione di Arquata in provincia di Ascoli Piceno, c'era invece il premier Giuseppe Conte, in occasione della fiaccolata in memoria delle vittime. Cerimonie anche ad Accumoli, e in tutti i territori colpiti dal sisma.