La pandemia ha fatto rinviare due volte il censimento in Croazia, inizialmente previsto per questa primavera: a giugno e quindi al prossimo autunno. Come reso noto dall'Istituto nazionale di statistica incaricato della sua attuazione, rimane la domanda sulla dichiarazione etnica dei cittadini, che il Slovenia e in Italia è stata archiviata in quanto ritenuta anacronistica. In Croazia invece nessuno ha avanzato una richiesta in tal senso per cui rimane in vigore quella che viene definita anche schedatura etnica o conta. Tra le altre domande, quelle sulla lingua materna, sulla confessione religiosa e sul grado d'istruzione, l'eventuale possesso di un altro passaporto oltre a quello croato e la principale fonte di sostentamento. Verranno conteggiati anche i profughi e i richiedenti asilo. Per quel che riguarda la Comunità italiana, si teme l'ulteriore erosione della sua consistenza sulla scia dei due censimenti precedenti. Nel 2011 gli Italiani in Croazia erano 17.807, si calcola però che molti di essi avessero dichiarato l'appartenenza regionale, ufficialmente non riconosciuta. Viene dato per scontato un altro calo demografico a livello generale. Nel 2011 gli abitanti complessivi erano quasi 4,3 milioni, vale a dire oltre 150 mila in meno che nel 2001. Ora le proiezioni dicono che il numero sarà sotto la soglia dei 4 milioni. Il censimento costerà alle casse statali l'esborso di circa 23 milioni di euro.

Valmer Cusma

Foto: Pixabay
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