Una legalizzazione, quella del motto utilizzato ai tempi del regime ustascia di Ante Pavelić, che divide il paese. Da una parte le forze di destra che salutano la decisione e dall’altra quelle di sinistra che la reputano inammissibile. Disgustati e increduli gli attivisti della “Casa delle libertà” secondo i quali la depenalizzazione della frase perché parte di un testo d’autore, risulta poco convincente. “Nessuna circostanza può portare alla negazione di un fatto inconfutabile: si tratta di un saluto che simboleggia il nazifascismo, una delle ideologie più cruente e malvagie della storia dell’umanità” dicono e ricordando le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e quelle della Corte Costituzionale croata affermano “oltre che a essere inconciliabile con i valori di una società civile e democratica, la decisione del Tribunale si contrappone a una serie di normative interne che esigono l’intervento delle preposte istituzioni”.

“Una vergogna per il potere giudiziario che attraverso il testo di una canzone legalizza l’eredità del NDH, lo Stato indipendente di Croazia ovvero il regime fantoccio di Pavelić” scrivono gli analisti della stampa liberale e democratica, mentre gli esperti di diritto pongono l’accento su alcune incongruenze: innanzitutto la nuova decisione del Tribunale per le infrazioni si contrappone a precedenti sentenze dell’organismo che, solo l’estate, scorsa aveva punito un altro esecutore della stessa canzone, mentre ora Thompson risulta innocente, inoltre -sebbene indubbiamente anticostituzionale- non c’è nessuno che possa ricorrere contro tale giudizio. “Thompson non lo farà sicuramente, mentre la polizia, che ha avviato il procedimento contro il cantante in rappresentanza dello stato, non può farlo nemmeno” spiegano gli esperti secondo i quali comunque la Corte costituzionale dovrebbe- aldilà degli improbabili ricorsi- esprimersi su un caso di lampante anticostituzionalità.

Naturalmente di tutt’altro parere gli opinionisti e i politici dell’ala destra con in testa Miroslav Škoro ed il suo Movimento patriottico, in corsa per le parlamentari del 5 luglio, che saluta la decisione del Tribunale. “ Reputo un’assurdità già l’aver messo in discussione la canzone di Thompson, che glorifica la Guerra patriottica, quando nel paese circolano i simboli del regime jugoslavo e comunista” ha affermato Škoro aggiungendo che “va riconosciuto e rispettato il merito e gli emblemi di chi ha combattuto per la libertà del paese”.

Ricordiamo che ieri il collegio generale dei giudici del Tribunale per le infrazioni ha decretato -con 15 voti favorevoli, 4 contrari ed un astenuto- che il motto “Per la patria pronti” che apre il brano patriottico intitolato “Čavoglave” del cantante Marko Perković Thomson non rappresenta una violazione della Legge sull’ ordine e la quiete pubblica. Lo stesso tribunale dal 2015 in qua aveva emesso una serie di sentenze di condanna interrotte lo scorso novembre con un primo decreto di assoluzione che ora è stato confermato ufficialmente.
Va detto che la Corte Costituzionale dal 2013 - in seguito alla “performance” dell’ex calciatore croato Josip Šimunić al termine di una partita di qualificazione per i mondiali - ha decretato più volte che lo slogan è contrario alla Costituzione e alle normative croate.
Della questione si era occupata pure una Commissione ad hoc istituita dal premier Plenković con l’intento di disciplinare l’uso pubblico dei simboli dei regimi del secolo scorso. Mesi di lavoro conclusisi con un nulla di fatto in quanto il rapporto finale stabiliva l’incostituzionalità del “Per la Patria - pronti”, ma d’ altro canto ne permetteva l’uso in situazione di commemorazione per i membri di alcune formazioni militari e paramilitari uccisi in combattimento.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: EPA
Foto: EPA