Foto: BoBo
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Lessicografo per forza di cose. Così si raccontava il professor Sergij Šlenc, che in anni di paziente lavoro ci ha regalato (nel 1997) il primo Grande dizionario italiano-sloveno, un volume ricco di 80 mila voci, e quindi, a distanza di un po' di tempo, anche lo speculare Grande dizionario sloveno-italiano, che ne registra 90 mila. Due opere - pubblicate entrambe da DZS di Lubiana - che ancora mancavano all'appello della nostra cultura e del nostro territorio, e che per la ricchezza di vocaboli della lingua viva, di termini tecnici e anche di neologismi entrati nell'uso comune, rappresentano un indispensabile strumento di consultazione, capace di rispondere alle diverse, quotidiane, esigenze linguistiche di ogni lettore: studente o professionista, traduttore o tecnico.

Per questa sua impresa Sergij Šlenc, che aveva insegnato a lungo all'Università di Lubiana (e prima a Belgrado), abbinando alla docenza un'importante attività di traduttore, era stato insignito del titolo di commendatore della Repubblica italiana per volontà del presidente Carlo Azeglio Ciampi. Onorificenza cui nel 2019 si era aggiunta la medaglia al merito della Repubblica di Slovenia per l'eccezionale contributo allo sviluppo dei legami fra i popoli italiano e sloveno nel campo della lingua e della letteratura.

Il nostro ricordo del linguista in un'intervista del 1998:

"Dandomi da fare attorno a questo vocabolario ho pensato di colmare certe lacune e di rimediare a certi ritardi che ritengo colpevoli. Certo c'era il bravo Bajec-Kalan, che però è quello che è, più che superato oltre a essere povero e in molti casi impreciso. Mi sono detto che bisognava fare qualcosa di meglio, anzi di molto meglio. Anche perché dovendo lavorare con gli studenti e alle traduzioni il dizionario era uno strumento indispensabile. Dunque le ragioni per fare un dizionario nuovo, più ricco e in fin dei conti discreto erano molte".

Il tempo e il mutare delle circostanze hanno reso più facili e più frequenti i contatti e gli scambi fra Slovenia e Italia: anche sul piano culturale. Il suo dizionario vuol essere anche un contributo al dialogo.

"Sì. Il fatto è che siamo vicini, siamo per forza di cose legati gli uni agli altri; ed è dovere di tutti noi - in primo luogo degli intellettuali - fare tutto il possibile perché i legami siano non soltanto di semplice vicinato ma legami di buon vicinato, cordiali, sinceri. Tante cose ci sono ancora da fare, tante cose abbiamo da imparare gli uni dagli altri. E poi bisogna stare insieme, convivere, specialmente nell'Europa di domani, che spero sarà senza confini di sorta".