Lingue di Stato, lingue regionali o minoritarie, nuove lingue portate dai migranti. In Europa si parlano centinaia di lingue diverse. Il podio per numero di parlanti nel continente europeo spetta al russo, che conta 130 milioni di madrelingua, seguito dal tedesco con quasi 100 milioni e dal francese con circa 80 milioni di parlanti madrelingua.
L'inglese, in quarta posizione, ne ha 70, ma circa un terzo degli europei lo parla come seconda lingua, e fra i giovani dai 15 ai 35 anni la percentuale aumenta: quasi la metaà ne ha una buona padronanza. L'italiano con oltre 60 milioni di parlanti è quinto. La Federazione Russa si aggiudica il primato del più alto numero di lingue indigene parlate nello stesso territorio, stimate fra le 130 e le 200, ma i flussi migratori degli ultimi decenni hanno contribuito ad accrescere la diversità linguistica europea, e si calcola che in una città come Londra si parlino oggi non meno di 300 lingue diverse. Le lingue non europee più diffuse sul territorio europeo sono l'arabo, il cinese e l'hindi. Il bilinguismo o il plurilinguismo è comunque un fenomeno storicamente radicato in Europa e fa parte della vita quotidiana di molte comunità, sia in aree di confine come la nostra sia in parti d'Europa come il Benelux o la Scandinavia. Un buon motivo per incoraggiare gli europei ad imparare le lingue dei loro vicini (e non), ad ogni età, dentro e fuori dalla scuola, sostiene il Consiglio d'Europa, che dal 2001 ogni anno il 26 settembre promuove la Giornata europea delle lingue insieme alla Commissione Europea. Ma a proposito, come se la cavano, gli sloveni, nella conoscenza delle lingue? Niente male, a giudicare dai dati raccolti dall'Ufficio nazionale di statistica. Ben il 45% della popolazione parla tre lingue straniere o più, e il 92% ne conosce almeno una. In Europa pochi fanno meglio. (o.r.)