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Affiches dal fascino senza tempo per la mostra "L'arte del desiderio" che a Trieste omaggia Leopoldo Metlicovitz, con il concittadino Marcello Dudovich (di cui fu il 'maestro') uno dei padri del cartellonismo pubblicitario italiano. Sue decine di manifesti, autentici capolavori, rimasti nella storia e capaci di raccontare un'epoca. Figlio di un commerciante di origini dalmate (il cognome della famiglia era Metlicovich), l'artista è ancora giovanissimo quando viene notato dall'editore musicale Giulio Ricordi, che lo invita a trasferirsi a Milano. La città, a cavallo fra Otto e Novecento, offriva molte opportunità nel campo delle arti applicate. Già dal 1892 Leopoldo è direttore del reparto tecnico della Ricordi. Contemporaneamente lavora anche per il teatro: è scenografo e costumista alla Scala, cartellonista e illustratore di libretti d'opera, spartiti, calendari, riviste. Il mondo della musica gli è particolarmente congeniale: conoscente di Verdi, è amico di Puccini. Ma importanti occasioni di lavoro gli arrivano anche dal commercio e dall'industria, a cui presta il suo segno elegante e la sua verve stilistica: come i Grandi magazzini Mele di Napoli, Liebig, Pirelli e Moretti. Famosissimo è il marchio di fabbrica creato per il liquore Fernet Branca, usato ancora oggi. E Metlicovitz ha unito il suo nome anche a D'Annunzio, realizzando nel 1914 il cartellone pubblicitario del film "Cabiria", il kolossal a firma del Vate.Immagini dal forte potere suggestivo di cui la mostra triestina, aperta fino al prossimo mese di marzo, propone una ricca selezione con più di 70 manifesti - in gran parte provenienti dalla vastissima collezione del Museo Salce di Treviso -, oltre ad alcuni dipinti, cartoline, copertine di riviste e spartiti. Due le sedi: il Museo Revoltella, e per i manifesti di opere e operette il Teatrale Schmidl a Palazzo Gopcevich. (o.r.)
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