"Non pensavo che la mia dichiarazione avrebbe sollevato un tale polverone in Croazia". Lo ha detto la Ministra degli esteri slovena Tanja Fajon che nei giorni scorsi aveva ipotizzato il ricorso a controlli al confine con il vicino Paese anche dopo l'entrata di Zagabria nella zona Schengen. "La mia non era una minaccia" ha precisato la Fajon spiegando che ogni Paese dell'area Schengen ha il diritto di introdurre temporaneamente dei controlli alle frontiere in caso di rischio per la sicurezza. In prospettiva un rischio del genere potrebbe presentarsi con un aumento dei flussi migratori, ma "al momento - ha detto la Ministra degli esteri - non vedo la necessità di adottare tali provvedimenti, anche se altri Paese stanno reagendo diversamente".
Si dice contrario invece all'allargamento dell'area Schengen, senza mezzi termini, il Ministro degli interni austriaco Gerhard Karner. "Mentre il sistema dei confini esterni non funziona, ritengo che non sia il momento giusto per votare sull'allargamento dell'area Schengen". In una dichiarazione all'agenzia APA Karner ha fatto riferimento alle migliaia di migranti che giungono in Austria attraverso la rotta balcanica. "Dall'inizio dell'anno ne sono arrivati in Austria circa 90.000 e di questi 75.000 non sono stati registrati in nessun altro Paese dell'Unione europea". Questo il motivo principale che spinge Karner a dire che "Come Ministro degli interni, responsabile per la sicurezza, mi oppongo all'allargamento".
Ricordiamo che l'8 dicembre i Ministri degli interni UE saranno chiamati a valutare la concessione del via libera definitivo all'inclusione di Croazia, Bulgaria e Romania. Se il placet verrà accordato sia dai Ministro che dal Consiglio d'Europa i tre Paesi entreranno a far parte dello spazio di libera circolazione europea disciplinato dall'Accordo di Schengen a partire dal 1 gennaio 2023. (a.c.)

La Ministra degli esteri Tanja Fajon - Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.
La Ministra degli esteri Tanja Fajon - Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.