Foto: Reuters
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Come rilevato dal Segretario di Stato al Ministero degli Interni, Boštjan Šefic, si è trattato di un aggiornamento sui temi discussi recentemente con gli stessi colleghi. Sulla base di queste consultazioni, la Slovenia ha preparato diverse proposte di carattere operativo, sia sul piano nazionale, come ad esempio la registrazione sistematica di tutti i migranti in ogni paese, come nel più ampio contesto della regione. Anche ieri è stato evidenziato che oltre alla rotta classica dalla Grecia, attraverso Macedonia, Serbia e Croazia, /quella, lo ricordiamo, che nel 2015 venne utilizzata per l'arrivo massiccio di profughi e migranti in Europa/, se ne è aperta una nuova, che scorre più a sud e che coinvolge Albania, Bosnia-Erzegovina e Montenegro e che è meno controllata. La vecchia rotta comunque è sempre attiva, seppur in misura minore. All'incontro di Brdo è stata ribadita la necessità di fronteggiare sul nascere il flusso di migranti, continuando ad aiutare i paesi maggiormente esposti agli ingressi clandestini, come ad esempio la Macedonia. Il direttore generale della polizia, Simon Velički, ha detto che la Slovenia cercherà di coinvolgere partner internazionali, attivi nella regione, affinchè aiutino il più possibile i paesi dell'area balcanica per arginare l'emergenza migratoria. Quando concordato a Brdo viene esposto oggi dal segretario di stato Šefic alla conferenza di Sarajevo dei ministri degli interni dei paesi aderenti al Forum di Salisburgo, Forum fondato su iniziativa dell'Austria come meccanismo di cooperazione nell'ambito degli stati dell'Europa centrale, anche per quanto riguarda la sicurezza regionale. Nella capitale della Bosnia Erzegovina si parlerà della situazione sulla rotta migratoria balcanica e di come controllare i flussi.