Mitja Blažič Foto: BoBo
Mitja Blažič Foto: BoBo

"", questo il primo commento di Mitja Blažič, storico attivista del movimento LGBTQI in Slovenia, che ha partecipato alla parata. "Lo è per tanti motivi", spiega, "perché è la prima parata che si è svolta a Trieste, con la partecipazione di almeno dieci mila persone, arrivate anche da Slovenia e Croazia e soprattutto di tante generazioni diverse. Mi ha colpito molto il fatto che sia stata una parata transgenerazionale, che ha unito gay, lesbiche, trans, queer, etero, vecchi e giovani, famiglie sotto il messaggio che si deve farla finita con la cultura di odio e iniziare a rispettarci a vicenda. E quale miglior posto di Trieste che è proprio una città simbolo della convivenza tra tante culture. Per me è stato un evento molto emozionante. Una cosa meravigliosa".

Gli organizzatori, in primis la presidente di Arcigay Trieste-Gorizia Antonella Nicosia, hanno dimostrato la capacità di non cadere nella facile trappola delle polemiche, dimostrando grande maturità prima e dopo la parata.

"Hanno dimostrato che alla cultura dell'esclusione e della paura si deve rispondere con amore, con il dialogo e con l'incontro; perché solo conoscendosi si capisce che le paure non hanno senso. L'unico modo è reagire così, evitando le trappole e le provocazioni e dimostrando, sì, grande maturità".

Questa settimana in Slovenia hanno preso il via gli eventi di avvicinamento alla parata del Pride del prossimo 22 giugno.

"Questo è il nostro diciannovesimo Pride, il primo è stato nel 2001 e devo dire che piano piano questo evento sta crescendo. Ora è diventato un festival con tantissimi appuntamenti. Il messaggio di quest'anno è che si deve superare la cultura dell'odio, quindi sono previsti tantissimi incontriche tematizzano l'argomento. Si parlerà, ad esempio, di hate speech, di omofobia, di transfobia e di come superare queste problematiche".

Diciamo che non deve essere facile per voi attivisti mantenere sempre questo atteggiamento così positivo.

"Non si deve perdere la speranza, perché se lo facciamo è finita. Anche le voci che si oppongono ai diritti umani, a quelli degli LGBTQI ed al concetto di multiculturalismo sono bene organizzate e sanno che bisogna fare tanto se non vogliono perdere questa lotta. Una cosa che, invece, io mi auguro avvenga al più presto, perché il futuro che loro propongono non mi piace. Dobbiamo, quindi, farci sentire e cercare di creare una società fondata sul rispetto dell'altro e non sulla paura. Questo si può fare solo con il dialogo, anche se sarebbe più facile cadere nella trappola dell'odio reciproco. D'altronde quando qualcuno ti insulta, ti minaccia o ti accredisce fisicamente la cosa più facile è reagire con la violenza. Dobbiamo invece rispondere in un'altra maniera, senza usare l'odio e questo, se non vado errato, lo diceva anche qualcuno più autorevole di me duemila anni fa".

Barbara Costamagna