Foto: Primorski dnevnik
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Rudi Pavšič, presidente della SKGZ, l'Unione Culturale Economica Slovena ha deciso di non candidarsi alle prossime elezioni per il ruolo di presidente, che si terranno il 9 marzo 2019. Dopo circa vent'anni ci sarà quindi un rinnovamento e probabilmente un ringiovanimento delle principali cariche della SKGZ. Intanto si è aperta la lunga ed impegnativa fase congressuale.

È stato parte della storia recente della SKGZ, che ha accompagnato nei cambiamenti storici, politici ed anche sociali degli ultimi 20 anni. Rudi Pavšič, dopo essersi speso come presidente dell'Unione Culturale Economica Slovena ha deciso di fare un passo indietro, sicuro che ci sia le necessità di nuove risorse, come lui stesso ha sottolineato: "sono presidente già da vent'anni, penso che questo sia stato un periodo abbastanza lungo. C'è quindi bisogno di un cambiamento interno alla nostra organizzazione, per dare spazio non solo ai giovani ma anche a pensieri differenti da quelli che ho portato avanti io e che in qualche modo ora è giusto sia fatto da altri. Penso sia una questione di buon senso non continuare; non ci sono altri motivi, ma solo la volontà di dare alla nostra organizzazione un nuovo assetto dirigenziale per portare la SKGZ in tempi nuovi che richiedono nuove idee. La nostra società, in generale intendo, non solo quella della Comunità slovena, sta vivendo un momento di confusione generale: tutto è troppo veloce, i partiti nascono e muoiono nell'arco di qualche anno, l'Europa sta andando in una direzione che faccio fatica a capire ed un po' mi preoccupa. Sono molto vicino alle parole dello scrittore Camilleri che ci ricorda che il Mondo è diventato brutto. Questo lo registriamo anche all'interno della nostra realtà. Anche i giovani sono perciò restii ad entrare nelle camere di regia. Recentemente però, in un seminario interno dove erano presenti molti giovani, ho avuto modo di vedere che c'è la volontà di prendere in mano le nostre organizzazioni (all'interno della nostra Comunità ne esistono oltre 300). Infatti nella maggioranza dei casi la dirigenza di queste associazioni è in carico a giovani tra i 20 ed i 30 anni. Non sono momenti facili per le minoranze, ma più che il presente mi preoccupa il futuro. L'Europa si sta indebolendo ed alcuni pensano che la soluzione sia quella di chiudersi nel proprio fortino, senza rispettare gli altri. Ovviamente questo avrà un riflesso negativo anche nella politica nei confronti delle minoranze, perché noi siamo in qualche modo i diversi in uno Stato. Quando il Mondo diventa cattivo, a farne le spese sono sempre i più piccoli e le minoranze in generale, non soltanto quelle linguistiche ma anche quelle di altro tipo. La preoccupazione mia è questa; non vedo un futuro roseo, penso che passeremo un periodo di difficoltà generale in cui forse anche la problematica delle minoranze verrà messa su un binario morto".