Il Prodotto interno lordo della Slovenia è cresciuto del 4,5 per cento in termini reali nel 2018. La crescita economica su base annua è stata del 4,1 per cento nell'ultimo trimestre del 2018, in linea con le previsioni internazionali e interne. Ciononostante, rileva l'organizzazione costiera, i dati economici confortanti non rispecchiano la situazione reale dei lavoratori, infatti, stando ai numeri forniti dall'Ufficio statistico nazionale, affiora il preoccupante dato che addirittura il 62,7 percento di tutti i lavoratori del Paese percepisce uno stipendio più basso della media nazionale e sono tantissimi poi coloro che vivono sotto la soglia della povertà. Altro dato negativo è la carenza di quadri professionali. Per sopperire al deficit di manodopera qualificata, la Slovenia, si appella ai Paesi della ex Federazione jugoslava, ovvero alla Bosnia ed Erzegovina, alla Serbia, alla Croazia, al Kossovo e alla Macedonia del Nord. Ciò rappresenta senza dubbio una soluzione ma altresì pone altri problemi. La forza lavoro reclutata all'estero è generalmente meno abilitata e dal punto di vista sociale più esposta allo sfruttamento, in quanto i datori di lavoro che di per sé lesinano sempre sul salario, nei loro confronti agisce con più accanimento. Quindi la debolezza della loro collocazione nel processo lavorativo mette a forte repentaglio la sicurezza. La ripresa produttiva sta presentando scenari inediti da un punto di vista delle negative condizioni di lavoro. Gli incidenti aumentano e rischiano di continuare ad aumentare con questo modello di sviluppo produttivo distorto. In Slovenia nel 2018 si sono registrati 9600 incidenti sul posto di lavoro, con un bilancio di 15 morti e 492 feriti gravi.
Un altro preoccupante problema, rilevano i sindacati, è il precariato che coinvolge in particolare i giovani. È chiaro che i giovani emigrano in un altro paese in quanto inseguono un salario e garanzie superiori rispetto a quelle che non hanno in patria, da qui la fuga di cervelli. Il numero di cittadini sloveni migrati all'estero è raddoppiato dopo il 2011. Più spesso, sono giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, di cui il 40% ha un'istruzione media superiore o superiore.
Nel capodistriano, in particolare, rilevano i sindacati costieri, a seguito della violazione dei diritti e della tutela dei lavoratori, il settore più colpito risulta quello turistico-alberghiero. Coloro che non lasciano il Paese e si guadagnano da vivere con questi lavori, risultano troppo oberati e mal retribuiti.
Pertanto, i sindacati costieri invitano a dare un senso alla Festa del Lavoro, a non trattarla come una comune giornata feriale e a celebrarla solo attorno ai tradizionali falòm momento certo importante di aggregazione ma a vedere il Primo Maggio, come la giornata che reclama i diritti dei lavoratori; sollecita pertanto tutti ad aderire con maggiore convinzione alle organizzazioni sindacali per affermare la legalità e i diritti e per contrastare ogni forma di sfruttamento.

Corrado Cimador

Foto: Pixabay
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