Decidere e in fretta: nella gestione della crisi di governo Sergio Mattarella sembra essersi sfilato i guanti e ha affrontato di petto le forze politiche convocate al Quirinale.
Gli scenari sono radicalmente cambiati rispetto a un anno fa, quando per raggiungere un accordo fra Lega e 5 Stelle erano stati concessi tre mesi: la nuova possibile maggioranza, quella fra 5 stelle e Pd, dovrà nascere entro mercoledì prossino, quando al Quirinale saliranno i gruppi parlamentari più consistenti e il Capo dello Stato si attende risposte e progetti fondati.
Se non ci fossero elementi concreti, ha detto chiaramente anche Mattarella, non nascondendo un certo disappunto per l’inconsistenza di quanto aveva ascoltato nel corso delle due giornate di consultazioni, l’unica alternativa sarebbero le elezioni.
Quella delle urne è paradossalmente ancora l’eventualità più probabile, ma anche quella che quasi tutte le forze politiche vogliono evitare. Fatta eccezione per Fratelli d’Italia, esclusa dalle trattative per il nuovo governo e in crescita nei sondaggi, anche le forze che ufficialmente dicono di essere pronte al voto non guardano alle urne con favore. Non lo fa Forza Italia, Silvio Berlusconi pur chiedendo le elezioni aveva ipotizzato la nascita di una maggioranza di centro destra, non lo fa il Pd, stretto da una parte dal timore di un calo di consensi e dall’altra di un abbraccio mortale con in 5 Stelle, non lo fanno soprattutto i 5 stelle, spaventati dal risultato di europee e amministrative che hanno quasi dimezzato i consensi dei grillini. Tutto sommato anche per Matteo Salvini un ritorno al Viminale, con un governo più vicino alla sua linea, potrebbe essere preferibile a una campagna elettorale.
L’accordo su un nuovo governo Pd 5 Stelle rimane però molto complesso: su argomenti chiave come taglio dei parlamentari, legge elettorale o anche immigrazione, i grillini rimangono più vicini alla linea del governo uscente, e la discontinuità sui nomi chiesta dal Pd (tradotto: Conte e Di Maio fuori dal governo), resta indigesta ai 5 Stelle.
Dall’altra parte sembra difficilmente percorribile anche un recupero del governo con la Lega e Salvini: i 5 Stelle dovrebbero accettare il cambio di alcuni ministri e una linea più dura verso Bruxelles.
La nascita di un governo di legislatura, a cui punta il Pd anche per non lasciare a un’ipotetica maggioranza di destra l’elezione del successore di Mattarella, prevista nel 2022, o anche solamente di un governo solido, rimane quindi un rebus di difficile soluzione, e se nascerà, nell’attuale situazione parlamentare il nuovo esecutivo sembra destinato a non arrivare alla scadenza parlamentare.


Alessandro Martegani


Foto: Radio Capodistria/Reuters
Foto: Radio Capodistria/Reuters