Foto: Reuters
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"Abbiamo deciso di invitare" Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti "a diventare membri a piano titolo del Brics, l'appartenenza sarà effettiva dal primo gennaio 2024". Riparte da queste dichiarazioni del presidente sudafricano, Cyrill Ramaphosa, la parabola dei Brics, sigla che racchiude Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica e che fu utilizzata nella metà degli anni '90 nei circuiti economico-finanziari per identificare quelle che allora erano le economie emergenti. Ma a Joahnnesburg l'organizzazione ha segnato un cambio di passo per cercare di rispecchiare la realtà attuale del mondo contemporaneo, ben lontano da quello di 30 anni fa appena uscito dalla guerra fredda. Per il presidente brasiliano, Ignacio Lula, con l'aggiunta di questi sei Paesi "i Brics rappresenteranno il 36% del Pil mondiale e il 47% della popolazione dell'intero pianeta". Un modo per creare un contraltare all'Occidente, o meglio ancora al G7, che dalla prospettiva di questo blocco di paesi definito anche Sud Globale non rappresenta il mondo.
Ramaphosa ha detto che alla prima fase di questo processo di espansione ne seguiranno altre, perché nella natura e nello spirito dei Brics c'è la "volontà di ergersi a paladino dei bisogni e delle preoccupazioni dei popoli del Sud del mondo su crescita economica benefica, sviluppo sostenibile e riforma del sistema multilaterale", ribadendo l'impegno per un multilateralismo inclusivo.
Per tutti, è stato il presidente russo, Vladimir Putin, intervenuto al vertice in videocollegamento, a sottolineare che i Brics "non competono e non si oppongono a nessuno, ma è anche ovvio che questo processo di creazione di un nuovo ordine mondiale ha ancora oppositori inconciliabili che cercano di rallentarlo". Il suo bersaglio di queste parole è chiaro: "i Paesi occidentali vorrebbero preservare il mondo unipolare, rendendosi responsabili di un colonialismo in una nuova confezione", ha affermato Putin.