Impennata dei contagi ieri in Slovenia; ben 1.669 su 5.230 test molecolari, il 31,9 percento, percentuale più alta in assoluto dalla comparsa del Covid nel paese, ad inizio 2020. Finora il record risaliva al 28 dicembre 2020, con il 30 percento nel rapporto contagi-test molecolari effettuati. Per fare un confronto lunedì della scorsa settimana i contagi registrati erano stati poco più di mille. Resta sempre molto alto il numero di contagi nella fascia costiera: Ieri 105 a Capodistria, 38 a Isola, 18 a Pirano, 4 ad Ancarano. Al momento sono oltre 13 mila i casi attivi in Slovenia, l'incidenza settimanale si attesta a 1.067 infezioni ogni 100 mila abitanti, quasi 100 in più del rapporto precedente, quella a 14 giorni a 617.
Per far fronte ai rischi di ulteriore estensione dei contagi, si cercano delle soluzioni. Mateja Logar, a capo del gruppo consultivo di esperti per contrastare l'epidemia di Covid 19, propone una chiusura soft della vita pubblica su base volontaria durante le vacanze autunnali. "I contagi stanno aumentando, lo confermano le percentuali", dice, "il mini lockdown contribuirebbe quindi ad evitare impennate di infezioni a novembre. Le restrizioni andrebbero applicate limitando i contatti ai soli nuclei familiari, evitando assembramenti". Le vacanze autunnali coincidono con l'aumento degli spostamenti per le commemorazioni dei defunti. "L'aumento dei contagi ad ottobre", rileva Mateja Logar, "dipende da vari fattori, non soltanto da un allentato controllo del rispetto dei criteri GVT, cioè del certificato verde, nei luoghi pubblici, inclusi i posti di lavoro. Ci sono stati l'inizio dell'anno scolastico e di quello accademico, con aule e case dello studente dove vengono a contatto giovani e altre persone provenienti da varie parti della Slovenia, spesso in spazi chiusi. Le recenti proteste contro i provvedimenti anti-Covid possono aver contribuito ad aumentare i contagi", rileva infine Mateja Logar "ma esistono anche altre forme di assembramento, non soltanto quelle del mercoledì". Ha evidenziato che circa l'87 percento delle persone ospedalizzate per Covid ha meno di 50 anni. La fascia di età superiore è meno esposta grazie a una percentuale di immunizzazione più elevata.

Delio Dessardo

Foto: Pixabay
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