Si riaprono così i lavori nell'ambito del progetto europeo Romeo, coordinato da Spomenka Kobe, dell'Istituto Jožef Stefan. L'obiettivo è quello di stabilire un nuovo metodo di riciclo dei magneti, le cui quote di riciclaggio al momento non superano l'1%. Si tratta quindi di una sfida riguardo l'estrazione e la lavorazione di elementi dalle terre rare, che rappresentano componenti essenziali nell'industria automobilistica e spaziale, nella produzione di energia eolica, elettrodomestici e molto altro ancora.
Ogni anno vengono infatti importate dalle 2 alle 3 mila tonnellate di queste materie prime dalla Cina, che in passato ha già imposto un embargo sulle esportazioni. Ciò significa che la produzione di calamite permanenti si trova in una situazione molto critica e vulnerabile, precisa l'Istituto "Jožef Stefan". I partner del progetto hanno poi specificato che la Cina, nell'ambito della disputa commerciale con gli Stati Uniti, ha già pensato a nuove restrizioni riguardo le esportazioni di terre rare, in questo caso anche l'industria europea sarebbe fortemente colpita dagli eventuali provvedimenti di Pechino.
L'obiettivo del progetto è quindi sfruttare l'opportunità di estrazione di materie prime da oltre 10 mila tonnellate di magneti, già confezionati e importati in Europa, ubicati in milioni di apparecchi obsoleti. Invece di riporli in depositi per le esportazioni di rifiuti in paesi, quali Thailandia e Filippine, i partner del progetto prevedono di usare le nuove tecnologie per ottenere strategicamente le materie prime da magneti esausti che quindi verrebbero riutilizzate per la costruzione di nuove apparecchiature destinate al mercato europeo.

Erika Paternuš

Foto: BoBo
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