Scuole chiuse dalla metà di marzo per l'emergenza sanitaria, studenti e professori impegnati nella didattica a distanza, ma sugli esami di maturità in Slovenia si è stabilito di non fare concessioni di sorta o quasi. Salvo per lo slittamento del primo scritto, solitamente in calendario agli inizi di maggio. E dunque per il resto - come annunciato qualche giorno fa dalla ministra Simona Kustec - tutto come da copione, scritti e orali in presenza dal 30 maggio anche se l'allerta Covid è tutt'altro che rientrata e non è ancora chiaro il percorso verso la fine dell'anno scolastico. E così il ministero dell'Istruzione è finito nella bufera: proteste, perplessiaà, obiezioni da studenti, famiglie, insegnanti , dirigenti scolastici, sindacati. Chiede un radicale ripensamento sulle modalità dell'esame anche la facoltà di Scienze della formazione dell'Università del Litorale, che invita a guardare alle scelte compiute da altri Paesi, e in particolare all'Italia, dove, vista l'eccezionalità della situazione sono stati immaginati per tempo diversi scenari e si è infine deciso di mantenere l'orale e basta.
Considerato il momento di estrema difficoltà è risibile richiamarsi, come fa il Ministero, alla normativa vigente, scrivono i vertici della Facoltà capodistriana, o sostenere addirittura che i questionari sorteggiati per le prove sono stati formulati due anni fa. La stesso Unesco, si legge ancora nell'appello, raccomanda che ogni scelta fatta dai singoli Paesi per gli esami finali - il loro mantenimento o la loro cancellazione , l'adozione della modalità online o di altre formule alternative - tenga primariamente conto della necessità di tutelare la sicurezza, la salute e il benessere psicologico dei ragazzi e dei professori. Né si può trascurare il fatto - si osserva ancora - che la scuola a distanza finisce con l'ampliare le differenze, penalizzando gli studenti di famiglie socialmente più deboli. Da qui l'invito pressante al Ministero di ritornare sui suoi passi, abbandonando tanta rigidità, e andare piuttosto incontro ai giovani, poiché ne va del loro futuro.

Ornella Rossetto