Il presidente statunitense Trump è tornato a pressare sui colossi tecnologici statunitensi pochi giorni dopo l'apertura della maxi indagine anti trust che mette alle strette i protagonisti dell'economia a stelle e striscie. Nel periodo dei bilanci trimestrali, Trump ha tenuto alta la pressione in particolare su Google e Apple. In entrambi i casi lo spauracchio agitato è quello delle relazioni con la Cina, che come noto in questo periodo sono incrinate dalla guerra commerciale con i dazi. Trump ha evidenziato che ad Apple non sarà concessa nessuna esenzione dai dazi del 25 per cento per i componenti del MacPro prodotti in Cina, ma se verranno prodotti negli Stati uniti non vi saranno dazi. Nel giugno scorso Apple aveva reso noto che stava riportando i centri di produzione del MacPro dalla Cina al Texas. In riferimento a Google Trump ha dichiarato che se vi sarà un problema di sicurezza nazionale sui rapporti tra Google e Cina verrà scoperto. Il presidente si riferiva all'accusa lanciata giorni or sono dal finanziere Thiel contro il motore di ricerca, accusato di essere al servizio di Pechino, ragion per cui dovrebbero muoversi FBI e CIA per verificare se nella società si siano infiltrate spie cinesi. Google aveva risposto che non lavorava con l'esercito cinese ma di farlo con il governo statunitense, incluso il dipartimento della difesa in molte aree, come ad esempio la cybersicurezza e la sanità. Il dominio quasi assoluto di Google nelle ricerche on line perdura, e su questo dominio il dipartimento di giustizia ha avviato un'indagine anti trust, che vede implicate anche altre aziende tecnologiche statunitensi. L'indagine potrebbe avere forti conseguenze per Amazon, Google, Apple e Facebook perchè le autorità puntano a capire come i big della Silicon Valley hanno raggiunto la loro forza di mercato e in particolare se lo hanno fatto soffocando la concorrenza.

Franco de Stefani

Foto: Radio Koper/google
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