Proseguono le proteste a Hong Kong, dove sono state prese d'assalto le linee della metropolitana nel tentativo di fare pressione sul governo affinchè rinunci definitivamente alla legge sulle estradizioni in Cina. I manifestanti hanno bloccato le porte dei convogli nell'ora di punta provocando ritardi fino a 3 ore e cancellazioni. Centinaia di dimostranti hanno bloccato i servizi della metro scatenando il caos e costringendo centinaia di persone ad uscire alla ricerca di altri mezzi di trasporto. E' l'ultimo atto della protesta iniziata 3 mesi or sono che è evoluta indirizzandosi contro la governatrice Lam, contro la polizia per l'eccessiva violenza e contro il governo cinese. Il segretario ai trasporti Chan ha chiesto ai manifestanti di finire le proteste nella rete di trasporti sotterranea che viene usata da 5 milioni di persone al giorno. Una volta di più è stata quindi evidenziata la peggiore crisi politica della storia dell'ex colonia britannica, ritornata alla Cina nel 1997, che appare una sfida diretta al partito comunista cinese. Pechino nei scorsi giorni ha reiterato il suo supporto alla governatrice Lam ed alla polizia. Lam sta vedendo un record di popolarità negativo, ora al 21 per cento. La protesta però viene da lontano. Da anni parte della popolazione di Hong Kong si sta preoccupando per il restringimento delle libertà effettuato a poco a poco dalla Cina. La protesta di massa nella metropolitana segue la dimostrazione avvenuta all'aeroporto internazionale nello scorso fine settimana a cui sono seguite violente proteste dove gli attivisti si sono scontrati con la polizia, che ha reagito sparando proiettili di gomma e gas lacrimogeni. E' opinione comune a Hong Kong che il movimento di protesta sia una reazione alla governatrice che non coopera con la popolazione e non risponde alle domande che la società civile pone al governo della città.

Franco de Stefani

Foto: Reuters
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