#Iostoacasa, il tormentone divenuto anche un hashtag utilizzatissimo su Twitter, sembra trasformarsi sempre di più in un vuoto slogan.
Sarà stato per il mese d’isolamento forzato, per i dati che rivelano un rallentamento, e non un calo si badi bene, dei contagi, o la circolare del ministero degli interni che consentiva le uscite con i figli, sta di fatto che da ieri ci sono più persone sulle strade in Italia.
Il cambiamento è evidente: più persone, più motorini, più veicoli. A Trieste oggi si sono perfino sentiti dei suoni di clacson di automobilisti spazientiti, uno scenario assente dalle strade, anche quelle del centro, da settimane.
Non è infrequente, per chi ha l’opportunità di uscire di casa, vedere code di fronte ai bancomat o altri servizi, senza però rispettare le misure di sicurezza che fino a pochi giorni fa venivano osservate scupolosamente, e se questo accade in una regione come il Friuli Venezia Giulia, dove il numero delle sanzioni è stato minimo rispetto ad altre realtà, le cose vanno addirittura peggio in altre regioni, con prese di posizione esplicite da parte dei governatori preoccupati di perdere il controllo. Se nessuno rispetta più i divieti, diventa impossibile gestire la situazione, multe o non multe.
Sono note le sfuriate del Presidente della Campania Vicenzo De Luca, che ha usato termini durissimi per chi viola il blocco e le norme di contenimento, minacciando le maniere forti; lo stesso Presidente della Lombardia, Attilio Fontana, aveva condannato i comportamenti irresponsabili, e anche Giovanni Toti, Governatore della Liguria, ha pubblicato la foto di una strada di Genova con decine di persone. “Vorrei chiedere a questi sconsiderati cittadini -ha scritto su Facebook - se davvero ognuno di loro ha un buon motivo per essere lì. Fare la spesa, andare a comprare un giornale non può essere il pretesto per fare quattro passi al sole. È un comportamento irresponsabile, da idioti. Non vorrei - ha aggiunto - che le piccole buone notizie di queste ore fossero fraintese: nei nostri ospedali si continua a morire”.
Forse è questo che sta sfuggendo: lo sconcerto e la paura suscitate dalle immagini di medici che si affannano negli ospedali, di persone attaccate ai ventilatori, di camion che lasciano Bergamo carichi di bare, di infermieri e sanitari che rischiano la salute facendo il proprio lavoro, dopo un mese hanno lasciato spazio a una sorta di assuefazione. Tutto viene visto come una sorta di gioco statistico, ed è bastata l’impressione che le misure potessero essere allentate a far saltare il tappo dell’indifferenza e dell’irresponsabilità, in un paese che fino ad oggi si era comportato più che bene, ma che ora sembra voler rischiare un nuovo disastro.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
Foto: MMC RTV SLO