La lettera al Consiglio d'Europa che squalifica come comunista gran parte della stampa slovena non è ancora la risposta del governo alla preoccupazione espressa dalla commissaria di Strasburgo per i diritti umani Dunja Mijatović per le pressioni delle autorità politiche sui mass media. Lo ha dichiarato nel corso di una riunione congiunta dei comitati parlamentari per la politica estera e la cultura, il ministro degli esteri Anže Logar che ha intanto condiviso il contenuto della missiva.

Durante la sua breve apparizione dinanzi ai due comitati, prima di abbandonare la riunione per altri impegni, Logar ha condiviso in pieno il contenuto della controversa missiva che in questi giorni ha suscitato aspre reazioni del giornalismo sloveno e delle opposizioni inducendo a distanziarsene anche i partner dell'SDS del premier Janša nella coalizione di governo. Però il Capo diplomazia ha precisato che quella non è stata una reazione del governo né il ministero degli esteri è stato coinvolto nella sua stesura. Se la scorsa settimana diceva di non esserne al corrente, adesso ha ammesso di aver avuto in visione il testo redatto dall'Ukom, l'Ufficio governativo per la comunicazione ossia dal suo neodirettore Uroš Urbanija, presente anch'egli alla riunione dei comitati esteri e cultura, convocata su iniziativa dell'opposizione di centrosinistra i cui rappresentanti hanno ribadito che la lettera, che abbia o no l'avallo formale del ministero, mina il prestigio internazionale della Slovenia e si inserisce nell'annosa guerra del leader dell'SDS contro i giornalisti sloveni. Non proprio tutti. Proprio in concomitanza con il dibattito in parlamento è giunto l'appoggio alla missiva formulato dall'Unione giornalisti e pubblicisti, la federazione minoritaria della stampa nazionale vicina alla destra e che nel relativo comunicato denuncia ancora una volta il dominio sulla sfera mediatica che continuerebbe a venir esercitato dalle forze politiche eredi dell'ex regime comunista. Alla fine, è stato deciso di sospendere i lavori che riprenderanno quando il ministro Logar potrà garantire la propria partecipazione, indirettamente in sintonia con il presidente della repubblica Borut Pahor che venerdì scorso aveva suggerito di aspettare la presa di posizione ufficiale del premier e del Capo diplomazia prima di costatare, se effettivamente la lettera a Strasburgo sia stata o no un passo falso.

Boris Mitar

Foto: BoBo
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