La cerimonia di restituzione del Narodni dom alla comunità slovena di Trieste, in programma a luglio, ma anche la difficile situazione che stanno vivendo le comunità linguistiche a ridosso del confine italo sloveno: sono stati questi i temi di confronto della video conferenza fra i rappresentanti della comunità slovena in Italia e il presidente Borut Pahor.
Pahor ha auspicato l’incontro, in programma da tempo con il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, si possa comunque tenere, ma bisognerà valutare le condizioni e i rischi legati all’epidemia. Nell’immediato però rimane in primo piano la questione dei confini: la limitazione dei passaggi e la chiusura dei valichi secondari ha di fatto diviso affetti, famiglie e attività economiche, e al momento non ci sono certezze sulle possibilità di riaprire.
“Quello dei confini – dice Tatjana Rojc, senatrice del Pd presente all’incontro - è un problema serio, che riguarda sia gli scambi transfrontalieri, sia la questione dell'immigrazione e della rotta balcanica. Il problema del passaggio del confine e di tutta l'attività economica e di altro tipo lungo tutta la fascia confinaria si pone in maniera piuttosto seria: la questione del passaggio dei lavoratori transfrontalieri e dei proprietari terrieri, che magari hanno terreni dall'una e dall'altra parte del confine, è stata risolta, ma rimane quella delle attività di piccole, medie, e piccolissime aziende soprattutto, che si trovano lungo il confine e che vivevano e vivono dei traffici e degli scambi transfrontalieri, e per le quali sopravvivere in questo momento è molto difficile. Non ci sono certezze riguardo lo sviluppo dell'emergenza del coronavirus, e non sappiamo quando supereremo questa situazione: credo quindi che sarebbe opportuno riflettere con una bilaterale tra la Repubblica di Slovenia e la Repubblica italiana su come affrontare il problema nel caso si protraesse più a lungo. Queste non sono questioni che si possono risolvere con le amministrazioni locali, si devono affrontare è a livello governativo”.
Si è tornato a parlare d’immigrazione clandestina lungo il confine …
“L’aumento degli immigrati sulla cosiddetta rotta balcanica è un aspetto che preoccupa, e di cui ho fatto anche cenno in una lettera alla ministra dell’interno Lamorgese. Qui qualcuno vorrebbe sfruttare politicamente questi numeri a meri scopi politico-propagandistici, magari mettendo sull'attenti le persone contro la vicina Repubblica di Slovenia, io invece ho sottolineato con la ministra che non si tratta di un problema che riguarda solo il confine italo sloveno, ma piuttosto di un problema che coinvolge da una parte il confine di Schengen e dall'altra il confine europeo tout court”.
“Anche su questo punto ho auspicato un dialogo fra Slovenia e Italia, ma soprattutto che il tema sia affrontato dall'Europa. Ho anche espresso la preoccupazione delle popolazioni che vivono lungo il confine, auspicando il ritorno delle pattuglie italo slovene, per dare alla popolazione quel senso di sicurezza e di controllo che, specialmente in questi tempi di emergenza, è necessario”.
Ci sono delle novità per la cerimonia di restituzione del Narodni Dom, che si dovrebbe tenere il 13 luglio alla presenza dei due presidenti?
“La cerimonia in grande stile, con una grande partecipazione popolare, naturalmente non si potrà fare, viste le condizioni in cui ci troviamo e le regole che ci vengono imposte da questa emergenza. Le organizzazioni di riferimento degli sloveni in Italia hanno deciso di spostare la celebrazione all'anno prossimo, al 13 luglio del 2021, ma per quanto riguarda la visita e l’incontro dei due presidenti, Pahor ha ribadito che sia lui sia Mattarella puntano a incontrarsi a Trieste il 13 luglio per onorare questo importante anniversario dell’inizio di una tragica epopea, che ha segnato il percorso dell'Italia verso la dittatura fascista”.
“Soprattutto però si sta lavorando alacremente con la diplomazia slovena, con le organizzazioni di riferimento, con i due presidenti, e ovviamente a livello governativo, per giungere entro quella data alla firma di un documento che possa definire il futuro del Narodni dom. Anche nella videoconferenza è emerso con chiarezza come la minoranza slovena si attenda dalla Repubblica italiana che l'edificio, costruito nel 1904 con grandi sacrifici dalla borghesia slovena e slava, in qualche modo il simbolo dell'ascesa economica e culturale degli sloveni e degli slavi a Trieste, ritorni a tutti gli effetti di proprietà della comunità slovena, perché questa sarà la restituzione di un bene che ha segnato veramente, non solo per gli sloveni e croati, ma per tutto il territorio della Venezia Giulia, l’inizio di una fase tragica per queste comunità”.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
Foto: MMC RTV SLO