Il governo dovrebbe decidere nelle prossime settimane, ma il blocco della Huawei appare scontato. La motivazione sarà, secondo notizie ufficiose e diffuse dall'agenzia stampa slovena, che l'azienda è in mano ai propri dipendenti, rappresentati dal sindacato che in Cina è controllato dal regime. Inoltre, la Huawei non sarebbe in grado di produrre le componenti più importanti da inglobare nella sua tecnologia, a causa delle sanzioni americane. Durante la recente visita del segretario di Stato Mike Pompeo a Lubiana, la Slovenia si è impegnata a escludere la Huawei dai piani nazionali relativi al 5G seguendo l'esempio di pochi paesi dell'Unione europea, a parte la Gran Bretagna che se ne sta andando, soltanto Romania, Estonia, Lettonia e Repubblica Ceca che ha intanto già fatto un mezzo passo indietro.
I governi europei sono tenuti a garantire la sicurezza delle reti 5G e i piani nazionali per il dispiegamento del 5G devono pervenire alla Commissione europea entro la fine dell'anno e tenere conto delle restrizioni per i fornitori ad alto rischio. Resta ancora da vedere in qual misura le pressioni americane avranno effetto sulle principali potenze europee, anche tra i paesi della cosiddetta Nuova Europa non tutti si mostrano malleabili, a cominciare dall'Ungheria.
A Lubiana i rappresentanti della Huawei hanno detto che non intendono ritirarsi dalla Slovenia, ma si sono lamentati di non essere mai stati ricevuti da alcun funzionario di governo nonostante reiterati tentativi. Hanno respinto tutte le accuse nei confronti dell'azienda che opera invece - hanno detto - in maniera del tutto trasparente. Il premier Janša ha risposto poche ore più tardi, dopo aver parlato del Covid, dicendo che il governo e il Consiglio di sicurezza nazionale hanno discusso diverse volte il tema della cyber security ma che non si è ancora parlato dei fornitori concreti. Però - ha aggiunto - sappiamo tutti che esistono dei rischi collegati alla Huawei, rischi che noi prendiamo sul serio.

Boris Mitar

Foto: EPA
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