Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.
Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.

Con 58 voti a favore e 30 contrari la Camera ha accolto l’emendamento che cancella la schedatura etnica dalla Legge sulla residenza.
Durante il dibattito il segretario di Stato, Franc Kangler, parlando a nome del governo, aveva detto di essere contrario alla cancellazione delle domande sulla nazionalità, la religione e la lingua materna, visto che queste erano diventate facoltative. La proposta non ha convinto i deputati, tanto che a sostenerlo, alla fine, sono rimasti soltanto il Partito Nazionale, quello Democratico ed il deputato transfuga del Partito dei Pensionati, Robert Polnar. Al momento del voto i due emendamenti- sostanzialmente identici- presentati dalla Sinistra e dal Partito del Centro Moderno insieme a Nuova Slovenia, sono stati accorpati, superando così eventuali questioni di prestigio tra la battagliera forza di opposizione e le due compagini di governo.

Le contestate domande erano entrate nella legge grazie a un emendamento approvato dal Comitato interni con i soli voti del Partito Nazionale e di quello Democratico. Immediata la levata di scudi da parte della Garante della privacy, Mojca Prelesnik, secondo cui la raccolta di questi dati avrebbe potuto mette a rischio i gruppi più deboli come gli stranieri e le minoranze e avrebbe potuto condurre verso uno stato di polizia. Contro la schedatura era stata promossa anche di una petizione inviata a tutti i partiti e firmata da una serie di personalità del mondo accademico, sociale e culturale della nostra regione e da personaggi autorevoli della comunità nazionale italiana. Il deputato della minoranza italiana, Felice Žiža - che oggi ha evitato di intervenire nell’infuocato dibattito caratterizzato dal reciproco scambio di accuse tra Democratici e Sinistra- si era detto sicuro che nazionalità, lingua madre e religione sarebbero state cassate dalla legge grazie ad una maggioranza trasversale.

Stefano Lusa