Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa
Foto: Radio Capodistria/Stefano Lusa

Gli ultimi allentamenti delle regole sul passaggio dei confini da parte della Slovenia non hanno avuto un impatto sensibile sul passaggio della frontiera. Nel fine settimana sono state poche, e perlopiù dirette ai vicini distributori di benzina, le auto con targa italiana che hanno passato la frontiera, un po’ di più quelle con targa slovena.
Colpa del tempo, che non spingeva a gite fuori porta, ma soprattutto delle regole d’ingresso in Italia che prevedono l’obbligo di tampone e di comunicazione alle aziende sanitare per entrare o rientrare nel paese, anche se si è stati all’estero poche ore, e anche se si è guariti o vaccinati.
Si tratta di una regola che di fatto limita attività e turismo attraverso il confine: la cosa dovrebbe essere agevolata, se non superata, con il pass europeo, che arriverà però solo a metà giugno, nel frattempo non mancano le proposte per agevolare le attività economiche e gli incontri fra Italia e Slovenia.
In questo senso va la proposta dei senatori del PD Tatjana Rojc e Alessandro Alfieri, che con l’appoggio delle capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, hanno scritto al ministro della salute Roberto Speranza chiedendo valutare “l’opportunità di istituire una deroga da applicare alle aree a ridosso dei confini nazionali, per una fascia della profondità massima di 30 chilometri”, quindi non solo per il confine fra Italia e Slovenia, ma anche per quelli con l’Austria, la Svizzera e la Francia.
Quella della fascia confinaria con libera circolazione è fra l’altro una soluzione già adottata proprio in Francia, e consentirebbe ai cittadini dell'area Schengen, che abbiano ricevuto almeno la prima dose del vaccino o siano guariti dal Covid, di potersi muovere liberamente “per effettuare incontri con familiari, fare acquisti di beni di consumo, espletare necessità di natura personale".
I due parlamentari riconoscono che “l'ingresso senza quarantena dai Paesi UE e Schengen, nonché da Regno Unito e Israele, è un importante passo avanti per il settore del turismo”, ma ricordano come “l'obbligo di effettuare un tampone nelle 48 ore precedenti l'entrata faccia sentire i suoi effetti più pesanti nelle aree di confine, in cui la consuetudine agli scambi tra le persone è radicata e anzi va nella direzione di una progressiva integrazione dei servizi”.

Alessandro Martegani