Era il 1578 quando i piranesi ottenevano da Venezia il permesso di fabbricare un ponte sopra la bocca del mandracchio del porto. La dogale che si conserva all'Archivio di Pirano dettava in proposito indicazioni precise: sarebbe dovuto essere un ponte in legno, e tale da potersi aprire e chiudere, per consentire il passaggio delle "barche grosse" adibite al carico del sale, bene prezioso di cui Pirano riforniva il grande mercato della Serenissima. Per lo stesso motivo le fondamenta in pietra non avrebbero dovuto intaccare né restringere in alcun modo la bocca. Fin qui il documento. Perché quello che ne uscì, pur nel rispetto dei vincoli imposti, fu un ponte levatoio assolutamente inusuale per l'epoca, come non ce n'erano a Venezia e forse neppure in altre parti del mondo: un ponte quasi interamente in pietra, che di mobile aveva solo una breve parte centrale, dotata di un meccanismo di sollevamento che permetteva anche alle imbarcazioni con alberi molto alti di entrare nello specchio sicuro del mandracchio, allora il porto principale della cittadina. Allo stesso tempo quest'opera di collegamento accorciava la strada che i piranesi dovevano percorrere per raggiungere l'altro lato, un servizio reso dalla struttura per tre secoli, fino all'interramento dell'area a fine Ottocento, che ne comportò la demolizione. Dove prima c'era il mandracchio, ridotto a uno stagno dalle esalazioni malsane e nocive, era sorta la piazza che di lì a poco, nel 1896, avrebbe accolto il monumento al musicista Giuseppe Tartini.
A raccontare la vicenda dell'antico ponte levatoio di Pirano, di cui rimangono alcune rarissime fotografie e più numerose testimonianze pittoriche, è un bel volume, ricco di notizie e curiosità, edito dal Museo del mare (solo in lingua slovena: "Nekoč jev Piranu stal dvižni most"). Lo firma Gorazd Humar, ingegnere di ponti che al singolare manufatto piranese si è appassionato, e ha voluto indagarne le particolari tecniche costruttive. Allo studio delle fonti si è affiancata la ricostruzione digitale del ponte, con una sua virtuale ricollocazione in situ raggiungibile dai lettori attraverso un codice QR inserito all'interno del volume.