Foto: Alessandro Martegani
Foto: Alessandro Martegani

Tutto rinviato a dopo Natale: l’ultima udienza del processo contro Ugo Rossi, il consigliere comunale e candidato sindaco del movimento no vax 3V, arrestato dai carabinieri il 21 settembre scorso per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate dopo esser stato coinvolto nei disordini scoppiati di fronte a un ufficio postale del rione di San Giovanni, ha avuto tempi più lunghi del previsto e la sentenza, oltre alle repliche di accusa e difesa, è stata rinviata a una successiva udienza.
Sono state ore comunque non prive di tensioni: dopo l’ascolto di un ultimo testimone, il giudice Camillo Poillucci, che in apertura aveva nuovamente dovuto esaminare poi rigettare la richiesta di uno degli avvocati della difesa, Giuseppe Turco, di non indossare la mascherina per motivi medici, descritti in un certificato, ha dato il via alle conclusioni.
Prima però l’aula ha ascoltato un lungo intervento dell’avvocato Turco, che, partendo dall’approvazione della Costituzione repubblicana e dal referendum fra monarchia o repubblica, ha cercato di provare l’assenza di giurisdizione dello stato italiano nella Venezia Giulia, chiedendo al giudice di trasmettere gli atti alla Corte di giustizia europea in Lussemburgo. Una richiesta stroncata dall’accusa, rappresentata dal Pm Antonio Montrone, che ha ricordato come la sovranità italiana sia conclamata e la richiesta contraddittoria rispetto allo stato dei fatti.
Le conclusioni hanno poi acceso lo scontro fra accusa e difesa: Montrone ha messo in luce come i fatti non siano confutabili perché documentati dai video, uno fra l’altro realizzato dallo stesso Rossi, e ha definito paradossali le accuse di violenza o addirittura di tentato omicidio ai carabinieri intervenuti sul posto. Rossi, ha aggiunto, non è nuovo a comportamenti di questo tipo, aggravati da frasi ingiuriose verso le forze dell’ordine e atteggiamenti non rispettosi delle regole: da qui la richiesta di pena di un anno e sei mesi, senza condizionale.
Anche l’avvocato di parte civile Giulio Di Bacco ha sottolineato come le forze dell’ordine si siano comportate con professionalità e correttezza, e come i testimoni portati dalla difesa, alcuni anche imputatati di reati connessi, non siano credibili.
Soprattutto però accusa e parte civile hanno confutato la tesi di “processo politico”, ribadita invece dalla difesa: l’avvocato Pierumberto Starace ha contestato il comportamento dei carabinieri, che avrebbero, secondo la difesa, usato una violenza eccesiva contro Rossi, che sarebbe stato provocato e avrebbe reagito per salvarsi. Da qui la richiesta di assoluzione perché il fatto non sussiste.
L’avvocato Turco, il secondo legale di Rossi, ha invece attaccato frontalmente i carabinieri, accusandoli di scarsa professionalità e ha avuto un confronto a tratti anche molto duro con il Pm.
Lo stesso Rossi ha voluto nuovamente intervenire al termine dell’udienza, per sottolineare come da mesi sia costantemente sorvegliato dalla polizia: a San Giovanni, ha spiegato, “ho temuto per la mia vita”, e ho usato il megafono e la diretta Facebook, ha aggiunto, per avere dei testimoni su quanto mi stava succedendo.
Un pomeriggio intenso, che si è prolungato non consentendo al giudice Poillucci di iniziare la camera di consiglio, fissata quindi per la mattina di mercoledì 12 gennaio, quando ci saranno anche le repliche e presumibilmente la sentenza.

Alessandro Martegani