(Foto: Martegani)
(Foto: Martegani)

Ormai è diventato una sorta di appuntamento fisso, e anche quest’anno, pochi giorni prima di Natale sono apparsi in alcune zone chiave della città i manifesti firmati da Giulio Camber, protagonista della politica del capoluogo giuliano negli anni ‘80 e ‘90, anima della Lista per Trieste, poi entrato in Forza Italia, e uscito dalla politica attiva e dalla vita pubblica nel ’94.
L’ex parlamentare però non manca mai di far sentire la propria voce, con un mezzo tanto tradizionale quanto evidente per la grafica, ormai inconfondibile, e le dimensioni scelte: dei mega manifesti, che hanno un unico obiettivo, la Cina, prima per il percolo che Pechino potesse prendere il controllo del porto di Trieste, poi per le presunte responsabilità sull’origine della pandemia.

Uno dei manifesti dello scorso anno (Foto: Martegani)
Uno dei manifesti dello scorso anno (Foto: Martegani)

Come l’anno scorso, i mega manifesti, con una grafica ormai inconfondibile su fondo rosso, sono apparsi poco prima di Natale. Quest’anno, accanto alla firma con il solo nome “Giulio”, il disegnatore ha rappresentato una bomba che esplode, con la parola “Wuhan”, la città in cui per la prima volta è stato isolato il virus, che sostituisce il rumore “boom”, ai lati le scritte “vax” e “no vax”, e “mask” e “no mask”, e una sorta di monito in caratteri natalizi: “Tutti sappiamo - molti dimenticano”.
Un riferimento esplicito alla presunta responsabilità della Cina per questi due anni di sofferenze e decessi in tutto il mondo, che non ha mancato di far discutere. Alcuni manifesti, anche questa è una sorta di tradizione ormai, per quanto incivile, sono stati anche stati strappati da mani ignote, e prontamente ripristinati da Forza Italia, che ha anche definito l’atto vile e contrario alla libertà di espressione, ricordando come il messaggio fosse stato espresso in modo moderato.
Anche lo scorso anno alcuni manifesti erano stati strappati e istoriati con scritte, che attaccavano anche il comune, e accusavano gli autori delle immagini d’istigare all’odio razziale.

Alessandro Martegani