Foto: Radio Slovenija
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Questa volta la notizia purtroppo è vera: Marko Brecelj è venuto a mancare. Purtroppo, non è una fake news come quella di sei mesi fa, quando la notizia della sua morte fece il giro del web e fu pubblicata su tutti i maggiori portali non solo sloveni, ma anche degli altri paesi dell'ex Jugoslavia.
Perché la falsa notizia della mia morte si è diffusa così ampiamente sui social?” È questa la domanda che si era posto Marko Brecelj poche ore dopo gli annunci sui social della sua morte. Domanda a cui aveva risposto con la sua solita ironia: "Un motivo è perché la gente mi vuole bene, l'altro è perché la gente non mi vuole bene".

È stato infatti un personaggio non capito da tutti, spesso criticato dal cittadino medio o dalla politica più conservatrice, un artista ed attivista a tutto tondo che raramente scendeva a compromessi.

Marko Brecelj è stato dapprima uno dei cantautori sloveni più promettenti, il suo album di debutto "Cocktail" (datato 1974) è tuttora considerato il miglior esempio di cantautorato che la scena slovena sia mai riuscita a generare. Poco dopo si è aggregato al leggendario gruppo rock progressivo dei Buldožer diventandone il frontman; band con la quale ha riscontrato un grande successo in tutta la Jugoslavia, diventando così una vera e propria leggenda.

Lasciati i Buldožer dopo l'uscita del 3° album, a sua detta a causa della volontà degli altri membri di commercializzarsi e scendere a compromessi con lo show business, ha continuato a dedicarsi alla musica come cantautore solista fino ad iniziare ad occuparsi nei primi anni Novanta, di attivismo culturale. Dal 1991 ha infatti presieduto l'Associazione degli amici del progresso moderato, gestendo lo storico club giovanile capodistriano meglio noto come MKC, luogo di cultura ed arte in cui molti giovani della regione hanno avuto modo di avvicinarsi al mondo della musica alternativa, dell'attivismo e dell'arte in generale.
Marko Brecelj è stato inoltre inventore del "Terrorismo soffice", è questo infatti il nome che aveva dato alle sue performances, spesso molto divertenti e provocatorie, tese ad attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su tematiche controverse, scottanti ed attuali. Da ricordare per esempio il no pacifista all'attracco della nave da guerra americana a Capodistria nel 2002, oppure la trovata anticlericale del 2003, quando insieme ai soci dell'associazione salì sul campanile di Capodistria zittendo le campane avvolgendone i batacchi con strisce di stoffa. Si creò un gran rumore mediatico che gli fece guadagnare le antipatie del clero.

Marko Brecelj è stato questo e molto di più. Da tempo malato, quest'oggi ci ha lasciato uno dei più grandi nonché più incompresi personaggi della storia recente della cultura popolare slovena. Buona fortuna.

Samuel Simonovič