Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Mosca, Praga, Budapest, Varsavia, passando per Berlino Est, Bucarest, Sofia, sino a Tirana, Belgrado e Capodistria: queste le città dell'Est Europa in cui vi erano, ed in alcuni casi ancora ci sono, emittenti radiofoniche che trasmettono in lingua italiana.

Nel libro "Radiocronache", l'autore Lorenzo Berardi racconta gli incredibili intrecci che videro protagoniste queste realtà, che raccontavano un mondo totalmente diverso rispetto a quello che gli ascoltatori italiani potevano sentire negli anni in cui vi era il monopolio informativo della Rai, prima cioè dell'aperture alle radio private. A queste emittenti "estere" si affezionarono in particolare le persone che ideologicamente erano vicine al comunismo e potevano così fruire di notizie che in Italia non venivano diffuse oppure venivano trattate, ovviamente, sotto un altro punto di vista, quello filtrato dalla cultura politica democristiana.

Queste radio riuscirono a trasmettere da Paesi che si trovavano oltre l'allora Cortina di Ferro e quindi la propaganda fu spesso al centro dei loro programmi. Una propaganda imposta dall'alto, da regimi molto attenti a controllare ed eventualmente zittire il dissenso, censurando oppure costringendo i redattori all'autocensura.
Fu proprio il crollo del comunismo a stravolgere i palinsesti ed in generale la storia e l'esistenza stessa di queste radio.

Non a caso il libro si apre con un capitolo dedicato all'Urss e si conclude con quello che racconta la storia proprio della nostra emittente, Radio Capodistria. Una storia iniziata dopo la Seconda Guerra Mondiale, con gli italiani di Capodistria che iniziarono in modo quasi avventuroso e con strumenti tutt'altro che avanzati, ad informare non solo il pubblico locale ma soprattutto quello oltreconfine, da Trieste al Veneto e nei momenti d'oro tutta l'Italia centro-settentrionale.

Davide Fifaco