Foto: EPA
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Potrebbe essere il futuro dell’arte contemporanea: dopo le cryptovalute, metodi di pagamento e investimento tanto discussi quanto in crescita, sta infatti prendendo piede anche l’arte criptata, contenuti grafici o comunque in formato digitale, caricati su una piattaforma di scambio, la cui vendita viene registrata e certificata poi su una blockchain, lo stesso sistema utilizzato cryptovalute come Bitcoin o Ethereum.
Si tratta dunque di certificati virtuali, unici e non divisibili, che possono avere solo un rapporto univoco con l’opera che rappresentano. Concretamente chi compra un pezzo di Crypto-art entra in possesso di un certificato a prova di manomissione, generato attraverso la tecnologia della Blockchain, che afferma l’unicità dell’oggetto e lo collega a chi lo ha creato, garantendo ad artisti e collezionisti, l’unicità e la riconducibilità all’autore.

Matteo Mauro
Matteo Mauro

“La crypto-Arte, o Blockchain-Art, tecnicamente, è l’arte che non si deposita fisicamente su un supporto materiale ma virtuale crittografato, ossia la Blockchain”, ha detto Matteo Mauro tra gli esponenti più quotati nel campo della crypto arte che ha da poco segnato un record da 100 mila dollari per la vendita della sua collezione NFT “Four Elements”. “A livello concettuale – ha aggiunto - è un nuovo modo di intendere e fruire l’arte, in primis digitale. Un’opera crypto è in sé un contenuto artistico digitale, che rappresenta molto di più di una semplice tendenza di mercato, ma una vera e propria rivoluzione del settore artistico”.

Foto: Reuters
Foto: Reuters

Si tratta di un salto culturale non indifferente, ma possibile stando agli ultimi sviluppi del mercato, alimentato però più che dalla voglia di innovazione in campo artistico, dalle fluttuazioni di borsa degli ultimi mesi che starebbero spingendo gli investitori a guardare anche a investimenti alternativi, come il mercato dell’arte e dei beni da collezione.
Il mercato degli NFT (Non-Fungible Tokens) ha registrato una crescita costante nel settore: dai 41 milioni di dollari nel 2018 ai 2,5 miliardi di dollari nella prima metà del 2021, con un aumento di quasi 60 volte in 3 anni e mezzo. Le analisi dell’Investment Bank statunitense Jeffries prevedono scambi per 35 miliardi nel 2022, e di almeno 80 miliardi nel 2025. Ad oggi l’opera digitale più costosa venduta è stata quella di Beeple, messa all’asta da Christie’s e arrivata a un valore di 69,3 milioni di dollari.

Alessandro Martegani