Foto: EPA
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Nell'operazione israeliana a Jenin sono coinvolti circa un migliaio di soldati con veicoli corazzati, bulldozer militari e droni. Israele afferma comunque di combattere l'infrastruttura terroristica, poiché Jenin rappresenta una roccaforte degli estremisti palestinesi ed è una base per i loro attacchi contro gli israeliani. Sono ancora 10 infatti gli obiettivi principali da raggiungere per le forze armate israeliane, solo allora l'operazione potrà essere conclusa.
L'aggressione è iniziata ieri all'alba con attacchi dei droni, seguiti dall'ingresso in città delle truppe di terra. Jenin viene ancora sorvolata da droni, le strade però sono ormai piene di detriti.
Al contempo circa 3.000 palestinesi, tra cui anziani e malati, sono stati evacuati dalla Mezzaluna Rossa palestinese dal campo profughi di Jenin, dove vivono attualmente 15.000 persone. Le autorità locali stanno concludendo accordi per ospitarli in scuole e altri rifugi, è comunque difficile fornire loro aiuto a causa delle strade bloccate e delle infrastrutture distrutte. Nel campo profughi si sono verificate interruzioni nella fornitura di elettricità, anche il sistema idrico è stato danneggiato. Secondo l'esercito israeliano, nella notte nel campo è stato trovato un pozzo sotterraneo, in cui erano nascosti degli esplosivi; trovati anche equipaggiamento e armi militari, secondo quanto riporta la BBC. Inoltre, le forze israeliane hanno distrutto "due stanze operative delle organizzazioni terroristiche nell'area".
Le autorità palestinesi hanno intanto deciso di interrompere tutti i contatti e gli incontri con la parte israeliana.
E il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto "profondamente preoccupato per gli sviluppi a Jenin". "Tutte le operazioni militari devono essere condotte nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale", si legge in una nota del Palazzo di Vetro.