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"Amos Oz sarà ricordato come un gigante. I suoi scritti hanno influenzato generazioni di israeliani, di ebrei e di persone in tutto il mondo. La sua lingua ricca e originale, la sua forza morale e la sua lotta per la giustizia e la pace saranno la sua eterna eredità", ha scritto in occasione della sua scomparsa il Presidente dell'Agenzia Ebraica, Isaac Herzog. Oltre che dal suo lascito letterario la sua grandezza sta forse proprio nel significato di quel cognome che assunse quando, quindicenne, decise di abbandonare Gerusalemme e la sua famiglia Klausner: in ebraico Oz vuol dire infatti Forza. La forza e determinazione che dimostrava già da ragazzo quando andò a vivere da solo nel kibbutz, la forza interiore durante le guerre del ’67 e del '73 a cui partecipò da soldato, la forza d'animo e risolutezza che contrastava con i lineamenti dolci e sereni del viso, la forza di scriverei suoi primi racconti, saggi e romanzi, , nonostante la vita difficile nel kibbutz. Fino ad allora la letteratura israeliana si era mossa soprattutto sul piano dell'epopea sionista, con Amos O z si era invece infilata con esiti sorprendenti su un terreno di maggiore intimità, storie private e microcosmi ancora sconosciuti. Il debutto nel 1965 con Terre dello sciacallo, quindi una serie di titoli che lo fanno conoscere a livello internazionale, la Scatola Nera, Davanti alla morte, Toccare l'acqua, toccare il vento, Conoscere una donna, fino al suo capolavoro Una storia di amore e di tenebra del 2002. Fra i titoli più recenti ricordiamo Non dire notte, La vita fa rima con la morte, Una pace perfetta, Il monte del Cattivo Consiglio, la raccolta di racconti Tra amici e il recente Gli ebrei e le parole, con cui scava a fondo nell'identità ebraica.

Foto: MMC RTV SLO