Il ritorno di fiamma dell'epidemia in Croazia con decine di nuovi casi al giorno non ha avuto finora un impatto particolare sulla vita pubblica e sul turismo. Le autorità politiche e il mondo sanitario sono concordi nell'escludere la necessità di un nuovo lockdown. L'età media dei contagiati è più bassa rispetto a qualche mese fa. Il motivo secondo i sanitari è dovuto proprio alla riapertura delle frontiere. Sono i giovani soprattutto a viaggiare e a frequentare i locali notturni, per cui è inevitabile che ciò favorisca il contagio. La maggior parte dei casi è inoltre „importata“ dall’estero. Comunque, il grosso dei casi positivi si registra nella capitale Zagabria e in Slavonia, mentre lungo la costa non ci sono particolari focolai. Il messaggio pertanto è che i turisti possono dormire sonni tranquilli. In questo momento non mancano le code ai valichi in entrata in Croazia alle frontiere, mentre nel Paese già soggiornano alcune centinaia di migliaia di vacanzieri. Siamo comunque ben lontani dal boom degli scorsi anni. I due terzi degli affittacamere, ad esempio, non registra ancora alcuna prenotazione. Il piatto piange soprattutto nelle aree più distanti dall'Europa centrale, ovvero in Dalmazia. Nella parte meridionale della regione si faceva affidamento sugli ospiti bosniaci e serbi. Il peggiorare della situazione epidemiologica in Bosnia ed Erzegovina e in Serbia ha costretto però le autorità croate a imporre la quarantena per chi viene da questi Paesi, per cui in questo momento i flussi da est sono di fatto bloccati. Nell'insieme però prevale un moderato ottimismo sulla possibilità di salvare almeno in parte la stagione. Il rinfocolarsi della pandemia non dovrebbe nemmeno porre a repentaglio il normale svolgimento delle elezioni politiche del 5 luglio, anche se non mancano tra le file dell'opposizione coloro che criticano il governo uscente per aver voluto organizzare la consultazione già a inizio estate.


Dario Saftich


Foto: Pixabay
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