Plenković non ha soltanto polverizzato l'SDP, ma ha la possibilità di formare il governo senza dover far concessioni alla destra radicale coalizzata attorno a Miroslav Škoro, che fino a ieri pareva il suo partner predestinato.
Il premier uscente ha invece la chance, abbastanza concreta, di posizionare definitivamente l'HDZ come forza conservatrice moderata, più o meno una democrazia cristiana europea, come ha già tentato di fare Ivo Sanader, poi naufragato nei meandri della corruzione.
Quest'anno Plenković è stato dapprima confermato alle elezioni interne battendo la destra che non digerisce le sue aperture liberali, a cominciare dall'adesione della Croazia alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, che non lesina sparate antiabortiste e ultranazionaliste, definendo vergognosa la coalizione con il principale partito della minoranza serba e che soprattutto pensava di poter ricattare Plenković e condizionare l'alleanza di governo con la sua rinuncia all'incarico.
Anche le liste locali confederate di Most che cinque anni fa avevano costretto il predecessore di Plenković, il quasi dimenticato Tomislav Karamarko, a una concessione analoga, e il governo fu formato dallo sconosciuto ed effimero oriundo canadese Tihomir Orešković, sarebbero un interlocutore poco desiderato dato che Plenković, subentrato come premier, ha finito per cacciare in malo modo i loro ministri e dato che alcuni loro candidati hanno fatto proprie le tesi scioviniste dell'estrema destra.
In più il voto di ieri ha regalato a Plenković due potenziali e quasi certi partner inaspettati. Il Partito popolare che ha irritato mezza Croazia per aver tradito la sinistra sulle cui liste era entrato in parlamento, per schierarsi poi con l'HDZ, non è sparito dalla scena, ma è riuscito ad avere un seggio, come anche i riformisti dell'ex ministro dell'economia Čačić.
A questo punto l'aritmetica aggiunge gli otto seggi delle minoranze che non gli diranno no, se avrà rinunciato alla destra di Škoro e simili e Plenković raggiungerebbe quota 76, esattamente la maggioranza necessaria.
Cresce dunque il peso politico delle comunità etniche, però si sa che i seggi specifici non vanno giù a molti, soprattutto ma non solo, della destra nazionalista, e anche ieri sera diversi ospiti degli studi televisivi hanno auspicato una riforma elettorale in questo senso.


Boris Mitar


Foto: EPA
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