In Croazia la terra continua a tremare dopo la devastante scossa di ieri che ha colpito l'area di Sisak-Petrinja-Glina. Sette le vittime finora accertate, tra le quali una bambina di 12 anni, mentre sono numerosi i feriti, una decina in modo grave. Grande la solidarietà dimostrata da tutto il paese che sabato 2 gennaio osserverà una giornata di lutto nazionale. La zona colpita sarà visitata nelle prossime ore dal commissario europeo per le emergenze Janez Lenarčič. Notte insonne nelle aree colpite dove il terremoto continua a non dar tregua. Si susseguono, infatti, altre scosse, quelle più forti di 4,7 gradi Richter, 4,8 e quindi 3,9 registrate stamattina nell'arco di una quindicina di minuti tra le 6 e un quarto e le 6 e 29 minuti. Le squadre di soccorso sono impegnate negli interventi di sgombero e pulizia di vie e strade, ma anche sopratutto nei sopralluoghi dei numerosi villaggi e abitati colpiti dal sisma per accertare l'eventuale presenza di persone sotto le macerie. Non si segnalano fortunatamente scomparsi, ma l'allerta è d'obbligo vista l'ampiezza dell'area, abitata da persone anziane e sole. Il governo croato e' tornato a riunirsi stamattina, dopo una riunione di gabinetto tenutasi la scorsa notte in cui ha deciso un intervento immediato di 120 milioni di kune da destinare come primo aiuto alle zone colpite, mentre sabato 2 gennaio sarà giornata di lutto in tutto il paese. Paese che sta dimostrando grande spirito di solidarietà e dove in pratica non c'e' comune, entità o associazione che non abbia avviato la raccolta di beni di prima necessità destinati ai terremotati: tra questi segnaliamo gli appelli dei vertici dell'Unione Italiana a sostenere la campagna della Croce rossa mentre pure numerose Comunità degli italiani si sono attivate negli aiuti alle zone colpite. Grande l'apporto dei singoli cittadini che offrono vitto e alloggio a chi è rimasto senza casa mentre anche alcune aziende del settore turistico - quali l'istriana Valamar - mettono a disposizione i loro impianti ai terremotati. Una campagna alla quale si sono subito attivate pure associazioni e cittadini dei paesi vicini in primo luogo Slovenia ed Italia. Da segnalare quelli della protezione civile del Friuli Venezia Giulia che sta portando nei luoghi una 50.ina di tende da campo. La situazione è complicata - raccontano alcune testimonianze - perché sono numerose le persone che non vogliono abbandonare le loro case e hanno preferito passare la notte in macchina piuttosto che nei luoghi messi a disposizione: palestre, caserme e alberghi della zona.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: Reuters
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