Foto: BoBo
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Sebbene modificata rispetto alla rigida proposta iniziale, la normativa continua a non piacere all'opposizione di centro-sinistra e all'area più moderna e liberale del Paese. Le obiezioni emerse nel corso del dibattito pubblico, concluso a fine agosto, hanno indotto il governo a rivedere almeno in parte le disposizioni che indicavano il croato standard quale lingua unica ed esclusiva d'insegnamento e comunicazione in tutte le istituzioni scolastiche: dagli asili alle università. Il nuovo testo acconsente ora pure l'uso dei dialetti nel percorso educativo particolare mentre la lingua croata è definita come lingua che comprende il croato standard e i tre dialetti: ciacavo, caicavo e stocavo. In questi mesi sono state particolarmente attive le associazioni che tutelano la parlata ciacava, in uso in Istria, Quarnero e parte della Dalmazia. Tra i promotori della "liberalizzazione linguistica" pure i giovani della Dieta democratica istriana che alla vigilia del dibattito parlamentare hanno salutato le modifiche che permettono ora almeno l'utilizzo parziale dei dialetti che possono venire usati quando la comunicazione è comprensibile a tutti. "La legge si pone come obiettivo la tutela giuridica e la promozione del ruolo sociale dell'idioma nazionale e non limita in alcun modo la libertà di espressione letteraria e artistica, né regola la comunicazione privata", ha affermato nei giorni scorsi il premier, Andrej Plenković, che ha inoltre precisato: "La normativa non limita l'applicazione della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali e di quella sull'uso ufficiale delle lingue minoritarie". Da ricordare infine che anche l'Unione italiana è stata attiva nel dibattito pubblico presentando, come ha rilevato il presidente, Maurizio Tremul, una serie di emendamenti a tutela della lingua italiana e dei dialetti istroveneto e istrioto.