La legge sarà invalidata dal primo ottobre prossimo ed è quello il termine, o al massimo qualche mese più in là, per il varo di una nuova normativa a garanzia del dettame costituzionale della parità del diritto del voto. Attualmente, come denunciato nel verdetto della corte, ci sarebbe uno scostamento tra il numero di elettori nei diversi collegi che supera l'acconsentito 5%. Il paese è ora diviso in 10 circoscrizioni che eleggono ciascuna 14 deputati, più i tre eletti nell'undicesimo riservato alla diaspora e gli otto del dodicesimo, assegnato alle minoranze nazionali.
E sono diverse le teorie che circolano per il superamento dell'impasse. Si va da quelle che prevedono un ritocco all'insù del numero dei parlamentari che da 151 dovrebbero diventare 160, numero massimo previsto dalla Costituzione che ne stabilisce 100 come numero minimo. In questo caso ogni collegio eleggerebbe un numero diverso di consiglieri stabiliti in conformità a quello degli aventi diritto. Secondo i calcoli, alcune aree specie quelle continentali e della Slavonia andrebbero così a perdere qualche rappresentante, altre come quelle della Dalmazia ne guadagnerebbero 2 o 3 in più, uno invece l'Istria ed il Quarnero. Tra le altre teorie in circolazione pure quella elaborata dal demografo Nenad Pokos che, partendo dai numeri del censimento 2021, ha ridisegnato l'attuale mappatura e, da una parte prendendo dall'altra aggiungendo, ha elaborato un modello equo di ripartizione.
Da ricordare infine che in Croazia i collegi per le parlamentari possono raggruppare più Contee o parcellizzarle: come nel caso di quelle di Krapina, Varaždin e del Međimurje che formano assieme la terza circoscrizione elettorale, o l'area di Zagabria che, a parte il centro, ne costituisce la prima ed è segmentata nella seconda, sesta e settima. (lpa)

La Corte costituzionale della Croazia - Foto: Radio Capodistria
La Corte costituzionale della Croazia - Foto: Radio Capodistria