Foto: MMC RTV SLO
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Tre, attualmente, le possibili ipotesi per rispondere alla volontà finlandese di chiudere la produzione nel sito della Wärtsilä di Bagnoli della Rosandra. Come scrive "Il Piccolo" di Trieste, si tratta di due multinazionali di rilevanza globale, che si sono fatte avanti con l'idea di riconvertire la fabbrica, ma non è ancora esclusa nemmeno la possibilità di un intervento diretto statale.

Le due società sono la tedesca Rheinmetall e la giapponese Mitsubishi; la prima guarda al sito per il settore militare, con l’idea di riconvertire la fabbrica alla costruzione di mezzi blindati. Mitsubishi prende invece in considerazione l’impianto per la realizzazione di turbine a gas per la produzione di elettricità, sempre secondo quanto scrive il quotidiano giuliano.

Per l'ipotesi statale si parla, tra la altre di Fincantieri, ma l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero ha allontanato l’ipotesi, lasciando però aperta la porta per una partnership come cliente e soprattutto nella ricerca e lo sviluppo della transizione energetica e digitalizzazione dei motori.

Analizzando le proposte finora giunte, per quel che riguarda Rheinmetall, si tratta di una società che produce cannoni, munizioni, carri armati, veicoli corazzati e sistemi elettronici, ma opera anche nelle forniture per automotive pesante, con pistoni, blocchi motore e sistemi di aspirazione. È la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti ed il secondo gruppo tedesco per investimenti in Italia, dopo Lidl. Lo stabilimento di Bagnoli potrebbe essere utilizzato all’interno di una grande commessa per il rinnovo del parco dei mezzi di terra dell’esercito italiano. Probabilmente sarebbe anche la proposta che potrebbe assorbire più esuberi.

La seconda ipotesi arriva dalla giapponese Mitsubishi che controlla circa 300 società nei campi più disparati, dalle auto ai condizionatori fino ai robot per l’industria. Gli orientali hanno effettivamente bussato alla porta del ministero con l’intento di produrre a Trieste turbine a gas. Non si tratta di motori marini, ma di una linea in grado di sfruttare le competenze delle maestranze triestine e i carroponti ad alta portata di cui la fabbrica dispone per la meccanica pesante.

Davide Fifaco