Foto: BoBo. La ex ministra della Giustizia, Dominika Švarc Pipan, e il segretario di Stato ed ex eurodeputato Igor Šoltes, sollevato ieri dall'incarico.
Foto: BoBo. La ex ministra della Giustizia, Dominika Švarc Pipan, e il segretario di Stato ed ex eurodeputato Igor Šoltes, sollevato ieri dall'incarico.

Un venerdì di lavori intensi per i parlamentari, convocati in Camera di Stato per una seduta straordinaria di votazioni che ha avuto come centro di gravità politica il destino di Švarc Pipan, la ex dei Socialdemocratici che ieri ha rassegnato le dimissioni formali dal governo, dopo aver fatto lo stesso con il suo partito ormai da diverse settimane. E se gli ex compagni di partito non hanno esitato a scaricarla, la sua traiettoria politica ha vissuto una curvatura inaspettata da quando ha deciso di interfacciarsi direttamente con Golob, aprendo una crisi profonda nei Socialdemocratici, arginata solo in parte dalla conferenza del partito di lunedì che, di fatto, ha rinviato i problemi al congresso di aprile. Così facendo la ex Guardasigilli ha giocato fino in fondo le sue carte, al punto che il parlamento ha approvato la proposta del premier di farla rimanere in carica per gli affari correnti fino alla nomina ufficiale di un successore. Švarc Pipan è stata adamantina anche questa volta, nelle sue dichiarazioni in Aula, affermando che il lavoro delle ultime settimane mostra in modo chiaro i motivi del suo voler insistere nelle denunce su corruzione e abuso d'ufficio nei confronti di una manciata di funzionari, per i quali finora ha pagato il conto solo il segretario di Stato Igor Šoltes, sollevato dall'incarico. Il nome di chi prenderà il posto di Švarc Pipan dovrà essere individuato entro dieci giorni, per poi passare al vaglio della commissione parlamentare competente e quindi al voto dei deputati. Un periodo di tempo nemmeno troppo ridotto, durante il quale la ormai ex ministra rimarrà in carica per gli affari correnti. Per quanto riguarda le altre leggi nell'agenda dei lavori, la controversa norma impugnata nei giorni scorsi dai lavoratori di Salonit Anhovo è stata rimandata a una terza lettura, mentre quella sulla promozione dell'inclusione digitale, che pone le basi per la distribuzione di 13.000 computer, è stata rinviata a un dibattito più approfondito.

Valerio Fabbri