I relatori della tavola rotonda a Palazzo Pretorio, Capodistria. Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri
I relatori della tavola rotonda a Palazzo Pretorio, Capodistria. Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri

È passato oltre un anno dall'attacco all'Ucraina, ma non si intravede la fine della guerra. Al contrario, si registra una crescente militarizzazione che si sta allargando sul fianco orientale dell'Unione europea, con la Polonia che ha già destinato il 4% del suo Pil alle spese militari, il doppio di quanto richiesto dai nuovi accordi per i paesi NATO.
L'organizzazione non governativa lubianese Istituto per la Pace/Mirovni Inštitut ha deciso di interrogarsi sulle esperienze delle manifestazioni pacifiste di massa che, secondo gli organizzatori, possono far parlare di un risveglio del movimento per la pace europeo, se non addirittura globale. E per farlo gli attivisti sloveni hanno scelto di darsi appuntamento per una seconda volta, in questo caso allargando il campo alle esperienze di altri paesi.
Dopo una parte introduttiva con videomessaggi da Ucraina e Stati Uniti, e un coraggioso discorso dell'eurodeputata irlandese Clare Daly, l'evento è entrato nel vivo con una conversazione che ha coinvolto esponenti del movimento pacifista provenienti da Slovenia, Italia, Austria e Croazia su come pensare e difendere la pace in tempo di guerra. Per tutti, la NATO è responsabile insieme alla Russia di questo conflitto che, sono convinti, può terminare solo con il negoziato.
Secondo l'ex deputato sloveno ed eurodeputato Aurelio Juri, sostenitore della prima ora della pace che si impegna ospitando una famiglia di rifugiati ucraini, è proprio questa escalation militare, unita alla retorica bellicista, che ha portato paesi come Svezia e Finlandia a richiedere un ingresso accelerato nella NATO. Da questa saldatura fra interessi e retorica scaturisce una narrazione della guerra che caratterizza ogni iniziativa di pace come russofila, antiliberale e totalitaria. Alessandro Capuzzo del centro per la pace Danilo Dolci di Trieste ha puntato il dito soprattutto contro le forze politiche europee che, indistintamente dal proprio orientamento, sostengono e rafforzano l'industria degli armamenti.
Il mondo pacifista sloveno chiede che si tratti per la pace con il dialogo, ma anche attraverso la petizione Stop the war in Ukraine! che chiede un ruolo pacifico della Slovenia nel conflitto militare tra l'Occidente e la Russia.

Valerio Fabbri

Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri
Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri