Novi koronavirus jemnoge mejne prehode zaprl, zdaj pa se meje spet počasi odpirajo. Foto: EPA
Novi koronavirus jemnoge mejne prehode zaprl, zdaj pa se meje spet počasi odpirajo. Foto: EPA

Questo sabato per la prima volta il ceppo inglese del SARS-CoV-2, considerato dagli esperti più contagioso, è stato rilevato anche in Slovenia. L’infezione è stata confermata ad un cittadino kosovaro con residenza temporanea nel paese, arrivato dal Belgio. Qui l’uomo aveva fatto il test necessario per il rientro, per il quale aveva ottenuto due certificati: un primo negativo ed un secondo, inviatogli il giorno successivo, che dichiarava l’invalidità del documento precedente poichè in realtà il tampone era risultato positivo. E qui è nato il qui pro quo che ha permesso all’uomo di entrare in Slovenia esibendo probabilmente solo il primo risultato, anche se sulle modalità e sulle sue responsabilità sono in corso ancora accertamenti. Per ora, inoltre, non è ancora chiaro se ci siano stati contatti con residenti in Slovenia; mentre la polizia ha immediatamente fornito alle forze dell’ordine italiane informazioni sull’autista con cui l’uomo aveva viaggiato.

In questi giorni, la polizia di Kranj, ha segnalato tre casi di residenti temporanei che avevano cercato di eludere la quarantena. Anche in questo caso protagonisti sono stati tre cittadini del Kosovo che hanno tentato di entrare dal confine austriaco con un test negativo scaduto. Scoperti, due di loro sono volontariamente tornati in Austria, mentre uno invece ha ritentato il passaggio dopo qualche ora.

Non si tratta, purtroppo, di casi isolati. La polizia ha dichiarato, infatti, di aver scoperto in queste settimane un gran numero di certificati falsi presentati ai valichi di frontiera soprattutto da viaggiatori provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina e dalla Serbia. Attestati falsi sono, però, stati esibiti anche da alcuni cittadini sloveni che tornavano a casa dall'estero. Una "bravata" che rischia di costare cara , visto che per la legge slovena la falsificazione di documenti è un reato penale, punibile con fino a tre anni di carcere.

Barbara Costamagna