Foto: BoBo/Borut Živulović
Foto: BoBo/Borut Živulović

Oggi un gruppo di dipendenti ha preso una posizione durissima, nella quale si chiede la fine del depauperamento dei programmi ed autonomia senza pressioni. La richiesta è che la dirigenza difenda i giornalisti da attacchi che sfociano anche sul personale, mentre si auspicherebbe che la politica finisse di immischiarsi nel lavoro dei giornalisti. Il messaggio di fondo è che la RTV vuol essere al servizio dei cittadini e non dello Stato e tantomeno della classe politica. Erika Žnidaršič, volto di Tarča, una popolarissima trasmissione al centro di una serie di polemiche, ha detto che tutto ciò accade perché sono critici, perché fanno domande e perché non agiscono in sintonia con gli interessi di una opzione politica. La Žnidaršič ha ricordato come tre anni fa la trasmissione fu attaccata anche dal centrosionista, ma ha aggiunto che adesso la cosa è andata oltre ogni limite. Marcel Štefančič, il popolare conduttore di Studio City, ha detto senza mezzi termini che quando si condanna l’autocrate che ha attaccato l’Ucraina, bisogna anche condannare l’autocrazia che avrebbe attaccato la RTV.

Proteste per le critiche che arrivano all’indirizzo della RTV e dei suoi giornalisti da parte dell’Ufficio governativo per le comunicazioni, che settimanalmente elabora una nota in cui si rileverebbero le criticità riscontrate nei programmi. Non sono mancate nemmeno bordate per il progetto di riforma del programma informativo, per la transizione, non ancora avvenuta, dal primo al secondo canale della tv nazionale di una serie di trasmissioni e per la soppressione di altre. Definita addirittura umiliante la scelta di mandare in onda una trasmissione della BBC sulla crisi Ucraina, svilendo così il ruolo della redazione esteri del programma televisivo. Un duro confronto con il centrodestra e con gli uomini messi a gestire negli ultimi tempi la RTV, tanto che l’accusa per nulla velata è quella di voler trasformare i giornalisti in “propagandisti del governo”.

Stefano Lusa