Foto: Istituto Nazionale per le foreste
Foto: Istituto Nazionale per le foreste

Le tempeste della notte scorsa hanno colpito gravemente le aree settentrionali e nord-orientali del paese, con una stima di 100.000 metri cubi di alberi abbattuti e danneggiati. Molti tratti di foreste sono stati spazzati via, rendendo molte strade forestali impraticabili, e attualmente gli operatori stanno lavorando per ripristinare il transito, dando priorità alle strade che consentono l'accesso alle fattorie. Le tempeste, di mercoledì, invece, hanno causato i maggiori danni nelle foreste dell'area di Bled, in particolare nelle valli di Radovna, Krma e Kot, con oltre 60.000 metri cubi di alberi abbattuti. Nella stessa giornata sono stati colpiti i territori forestali di Tolmino, Kranj, Nazarje e Slovenj Gradec.

L'Istituto Nazionale per le foreste ha avvertito che la massa di alberi abbattuti rappresenta un pericolo particolare durante le operazioni di recupero del legno danneggiato. Le stime indicano che complessivamente circa 450.000 metri cubi di alberi sono stati abbattuti o danneggiati nel Paese. Consiglia pertanto ai proprietari di avviare tempestivamente la bonifica delle zone danneggiate, soprattutto nelle zone con abeti rossi, per evitare ulteriori danni economici causati dagli insetti distruttori. La rimozione degli alberi caduti nei corsi d'acqua è essenziale per prevenire ostruzioni durante le forti piogge invernali che potrebbero causare ulteriori danni. Tuttavia, si sottolinea che abbattere gli alberi spezzati è un'operazione estremamente pericolosa e si consiglia di affidarsi a operatori forestali qualificati e adeguatamente attrezzati. L'istituto avverte che le condizioni meteorologiche sono ancora molto imprevedibili e i proprietari dovrebbero valutare attentamente i loro boschi e affrontare le operazioni di recupero solo dopo che la situazione si sarà stabilizzata. L'Istituto Nazionale per le foreste consiglia, infine, agli escursionisti di evitare le zone danneggiate a causa del rischio elevato di caduta di alberi instabili.

Foto: Istituto Nazionale per le foreste
Foto: Istituto Nazionale per le foreste

Corrado Cimador