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Le Nazioni Unite invitano ad agire per eliminare le disuguaglianze, per progredire nella lotta all'Aids. Perché "il ritmo dei progressi nella riduzione delle nuove infezioni da HIV, nell'aumento dell'accesso alle cure e nell'eliminazione dei decessi correlati all'AIDS sta rallentando". Assicurare a tutti l'accesso a test per l'HIV e alle terapie antiretrovirali è il solo modo per porre fine all'epidemia.

Ridurre le diseguaglianze è essenziale se si vuole centrare uno degli obiettivi più ambiziosi dell'Agenda 2030: quello cioè di porre fine all'epidemia di AIDS entro il 2030. E le cifre diffuse in occasione della giornata mondiale mostrano l'entità del divario che va colmato. Nel mondo vi sono oggi circa 38 milioni di persone che vivono col virus (perché sieropositivi o malati), e due su tre sono in Africa, dove si registra anche il 70% dei decessi. Non solo: il 60% delle nuove infezioni (650mila nel mondo nello scorso anno) si verifica in questo continente e particolarmente colpiti sono i bambini e gli adolescenti, perché in Africa il peso dell'AIDS continua a gravare in modo rilevantissimo sulle fasce d'età più giovani.Ogni giorno si verificano 850 nuovi contagi nella fascia d'età tra gli zero e i 19 anni, e nonostante rappresentino solo il 7% di tutte le persone che convivono con il HIV, rappresentano il 17% di tutte le morti legate all'AIDS e il 21% dei nuovi contagiati lo scorso anno che sono stati complessivamente 1,5 milioni in tutto il mondo.

In Slovenia sono 850 le persone che convivono con il virus, in gran parte omnosessuali, in cura con gli antiretrovirali. 38 i nuovi casi diagnosticati quest'anno, nessun decesso correlato all'AIDS negli ultimi quattro anni, dati che collocano la Slovenia tra i paesi europei più efficenti nella lotta all'AIDS.