Foto: BoBo
Foto: BoBo

Estivo dell’Auditorio di Portorose pieno in ogni ordine di posto per la celebrazione del settantacinquesimo anniversario del “Ritorno del Litorale alla Madrepatria”. La cerimonia ad invito ha visto la partecipazione di una nutrita rappresentanza di politici di tutti gli schieramenti. Scroscianti applausi all’ingresso di Milan Kučan, primo presidente della Slovenia indipendente e carismatica figura del centrosinistra, qualche battimano anche per Luka Mesec leader della Sinistra, timide ovazioni all’ingresso per la presidente della camera Urška Klakočar Zupančič a cui è toccata l'orazione solenne, dopo che il Capo dello Stato Borut Pahor, come tradizione, ha passato in rassegna le bandiere delle varie organizzazioni combattentistiche.

La Klakočar Zupančič ha ripercorso tutte le malefatte dell’Italia e del regime fascista nei confronti del popolo sloveno, tra le due guerre e durante la Seconda guerra mondiale. È stata lei a pronunciare l’unica frase in italiano della serata, quando ha citato un passo di un discorso fatto da Benito Mussolini a Gorizia, in cui, in piena guerra, riferendosi agli sloveni disse che bisognava “sterminare tutti i maschi di questa stirpe maledetta”. La presidente della camera ha poi lungamente citato il racconto di Vilma Jenko che ha enunciato la sua gioia per la “liberazione” di Monfalcone avvenuta il 1. maggio del 1945 per mano dei partigiani jugoslavi e per i quaranta “giorni di libertà” vissuti prima del ritiro delle truppe di Tito. Uno schiaffo morale “per tutte le forze progressiste della Venezia Giulia” e una comunità rimasta “senza protezione” e nuovamente “vittima dei nazionalisti italiani”. Una decisione degli alleati definita “ingiusta” nel racconto citato della Jenko.

La seconda carica dello stato ha poi parlato dei territori rimasti all’Italia, dicendo che oggi lì ci sarebbero tra “tra gli 83.000 ed i 100.000” sloveni. Proprio per questo - ha sottolineato la Klakočar Zupančič – celebrare il ritorno del Litorale alla Madrepatria è “sempre legato al dolore”. La lotta “per la coscienza nazionale” – ha rimarcato la presidente del parlameto - quindi non sarebbe conclusa, ma oggi si combatterebbe conservando la lingua e la cultura slovena, nonché “con la stretta collaborazione tra gli sloveni d’oltreconfine e la madrepatria” e ponendo “l’accento sui diritti” della comunità slovena in Italia.

Dopo il discorso è seguito lo spettacolo, con molti richiami allo scrittore triestino Boris Pahor, che ha visto in scena anche molti artisti locali. La cerimonia si è conclusa sulle note di “Vstajenje Primorske”, che oramai è considerato l’inno del Litorale, cantato dal Coro partigiano di Trieste accompagnato dal pubblico.

Stefano Lusa