Dopo giorni di fibrillazione, l'annuncio: la "Lubiana di Plečnik" è Patrimonio dell'Umanità Unesco. Il riconoscimento riguarda una selezione di interventi realizzati nella capitale slovena fra le due guerre mondiali da uno dei maestri della modernità mitteleuropea, l'architetto Jože Plečnik, chiamato a partire dagli anni Venti a dare a Lubiana un volto nuovo, e trasformare l'antica città di provincia dell'impero nella capitale-simbolo di un popolo che deve essere orgoglioso delle sue radici e manifestarle. Un compito che l'architetto sloveno affrontò ridisegnando spazi urbani e progettando edifici pubblici in cui è impresso il sigillo di una visione improntata a un profondo umanesimo. Il Triplice ponte, la sistemazione delle sponde della Ljubljanica, il Mercato coperto, il cimitero di Žale (dove egli stesso riposa dal 1957), la Biblioteca nazionale e universitaria sono alcuni degli esempi più noti della città a misura d'uomo immaginata da Plečnik, che fu attivo a Lubiana ma anche a Vienna e Praga, dove ha lasciato altre opere di rilievo.
Salgono così a cinque i siti sloveni inseriti nella prestigiosa World Heritage List dell'Unesco, di cui tre siti culturali e due naturali. Il primo sono state nel 1986 le Grotte di San Canziano, uno dei luoghi più famosi al mondo per lo studio dei fenomeni carsici, cui si sono successivamente aggiunte le palafitte preistoriche della Palude di Lubiana (Ljubljansko barje), la miniera di mercurio di Idria, le foreste primordiali di faggi, ed ora il lascito di un grande architetto, con la sua opera senza tempo, sintesi di passato, presente e futuro.