Foto: DZ/Matija Sušnik
Foto: DZ/Matija Sušnik

La vera sfida della Slovenia alle prossime elezioni europee è la partecipazione al voto, anche perché per la prima volta i cittadini sceglieranno 9 eurodeputati, uno in più rispetto al voto del 2019. Nel suo discorso in parlamento l'europresidente Metsola prova a responsabilizzare gli sloveni in vista del 9 giugno. Infatti, finora l'affluenza alle urne ha oscillato tra il 28% e il 29% rispetto a una media europea del 50%. E per farlo Metsola ieri ha puntato sul dialogo con i giovani, in modo da "far scoppiare la bolla di Bruxelles" e avvicinare le nuove generazioni alle istituzioni europee. Concetto ribadito oggi in Camera di Stato, quando ha dichiarato che è anche grazie al voto degli sloveni che l'Unione europea si trova nella situazione in cui è oggi. Perfettibile, sicuramente, ma secondo la presidente rimane senza dubbio la migliore garanzia per i suoi cittadini.
Al termine dell'intervento i rappresentanti dei vari gruppi parlamentari hanno potuto rivolgere domande per intercettare la posizione di Bruxelles. Dagli agricoltori alla transizione verde, dal Medio Oriente all'allargamento ai Balcani occidentali, i temi affrontati sono stati quella della più stringente attualità. Il deputato al seggio specifico della Comunità nazionale italiana, Felice Žiža, ha sollevato la questione del mancato rispetto del diritto costituzionale dei finanziamenti dei programmi in lingua italiana di radio e televisione pubblica. Più per poco conoscenza che per evadere la domanda, Metsola ha spostato il focus sui diritti delle minoranze. E ha così invitato Žiža a prendere spunto dagli accordi siglati dall'Ungheria con Romania e Ucraina per la protezione dei diritti delle minoranze magiare nei due paesi. Metsola ha infine ammesso di non conoscere i dettagli della questione evidenziata da Žiža, motivo per il quale lo ha incoraggiato a scrivere al Parlamento europeo in caso di necessità.

Valerio Fabbri