Il primo di dicembre del 1981 l’aereo, un DC-9 McDonnel Douglas, prese il volo dall'aeroporto di Lubiana di Brnik diretto ad Aiaccio. L'incidente avvenne nella fase di atterraggio dove il velivolo si schianto contro il monte San Pietro di 1365 metri di altezza. Al momento dell'incidente l’aereo, pilotato dal cinquantacinquenne Ivan Kunovič, aveva solamente sei mesi e aveva accumulato 683 ore di volo. Morirono 173 passeggeri e sette membri dell’equipaggio, fino a quel momento era considerato il peggiore incidente aereo del 1981. Inizialmente l'aereo avrebbe dovuto trasportare 130 passeggeri, tuttavia a bordo c'erano altre 43 persone che erano impiegati di Inex-Adria, turisti dell’agenzia Kompas, per un totale di 173 passeggeri. Dato che l'equipaggio era composto da sette membri, a bordo c'erano un totale di 180 persone. Inizialmente le cause dell’incidente vennero imputate al maltempo, vi era infatti presente una forte nebbia e dalla assenza di un sistema radar. Al momento dell'incidente, l'aeroporto di Ajaccio ne era infatti sprovvisto. La successiva indagine sul disastro rivelò che il controllore credeva erroneamente che il volo si trovasse sopra il mare, ma invece si trovava a 15 chilometri circa dall’entroterra in una zona montuosa. Il velivolo colpì con un’ala la montagna dopodiché precipitò sul versante opposto del Monte San Pietro. Solamente nel 2008 in seguito ad un servizio televisivo che testimoniava la presenza dell’incidente, il governo sloveno, la compagnia Adria Airways e l’agenzia Kompas organizzarono un'operazione di bonifica dell'area composta da 60 soldati, soccorritori, membri del servizio di protezione civile e di soccorso, personale medico e altri volontari. Oltre alle 27 tonnellate di detriti rimossi furono trovati anche diversi resti umani. I resti mortali sono sati seppelliti al cimitero di Žale in una tomba comune.

Dionizij Botter

Foto: Reuters
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